giovedì 18 dicembre 2014

"La Vita è ciò che accade mentre stai facendo qualcos'altro": come scoprirsi felici davanti ad un cappuccino di soia con due sconosciuti.

Questa frase non è mia e non ho intenzione di prendermene la maternità, tuttavia mai come oggi l'ho sentita vibrarmi nelle cellule., da quelle epiteliali alle più interne, raggiungendo l'ufficio con un sorriso ebete dopo un pranzo in compagnia.
Come già detto più volte le tempistiche di Ubud non sono esattamente quelle Italiane, avere sette ore di fuso fa si che la mattina sia la tua fascia oraria più "vuota" in cui ti puoi regalare del tempo per te stesso facendo le cose che più ami per poi arrivare in ufficio rilassato o stanco a seconda dell'attività. Purtroppo passeggiare nella sottile linea fra il Galungan e il Natale fa si che qui tutto si rallenti al punto di fermarsi e molti Expat decidano di tornare verso le loro patrie per un po' di tempo in famiglia.
Inclusa la mia insegnante di Yoga.
Non volendo cedere alle giga scuole con più di sessanta persone a lezione, mi sono trovata ben presto a svegliarmi la mattina senza una routine, per quanto sia possibile per me averne una.
Così si è deciso di impegnare le mattinate con lunghe session di briefing aziendale per smaltire parte della progettazione che a Gennaio ci obbligherà all'ufficio le canoniche otto ore al giorno, se va bene.
Una cosa che ad Ubud non potrà mai mancare è un accesso al Wifi. Averlo a casa è veramente uno sfizio, basta fermarsi in un caffè e con un euro e mezzo di bevanda hai a disposizione divanozzi comodi con policromi cuscini oversize,  la rete, il servizio e anche la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con chi passa se sembra avere qualche storia interessante da raccontare.
Ubud è un covo di viaggiatori, di storie fantastiche, di idee nuove quindi ci vuole veramente impegno per passare del tempo indisturbati.
Così, rintanati nel barettino di un coloratissimo ostello in centro ad Ubud, ci siamo trovati a chiacchierare con un altrettanto colorato Inglese (ESISTONO!), il suo ruvidissimo accento della città dei Beatles e i colori che ti facevano credere di aver incontrato un irlandese. Un altro giramondo e dato che questo mondo ognuno se lo gira a modo suo, lui ha deciso di girarlo facendo il Coach per il Team Building delle grandi aziende. E' bastato stringerci la mano in condoglianza per la loro ricezione di SuperMario con il ghigno di chi si è appena liberato di un virus intestinale ed una mattina è volata, all'insegna di racconti di viaggi.
Sean viaggia da funambolo fra la natura e gli sguardi delle persone, è stato in ogni continente ed è un Mowgli contemporaneo che trova ricchezze nelle miniere sulfuree di Java, nelle giungle del Borneo o negli occhi dei Nativi americani passeggiando sulle orme di Incas ed Aztechi. Un uomo che, come tanti uomini, nel percorso di questa vita, si è offerto la possibilità di riflettere sul suo percorso e si prepara probabilmente ad intraprendere un'altra strada, ma non prima di aver girato quel tanto che basta per deciderne se non la meta, i mezzi di trasporto. E lo sta facendo con sei settimane a spasso per l'Indonesia, dalle foreste di Sumatra ai lucertoloni di Komodo, passando per i vulcani di Java e il tempo di gomma Balinese.
Come tutti gli incontri in un mondo casuale, un po' come nella sala d'attesa della stazione di Bologna, si fa tesoro delle chiacchiere scambiate, magari ci si trova su Facebook per continuare ad inseguire le avventure dell'uno e dell'altra, ma ci si saluta, consapevoli che non si sa quando ci si rincontrerà.
Si chiama vita ed è quella forza in grado di sorprenderti quando non le chiedi nulla.
Così, quando stamattina si è usciti alla ricerca di scuole di Yoga stakanoviste per combattere l'ozio degli ultimi giorni, l'ultima persona che ci aspettavamo di incontrare era proprio lui, che con il passaporto in mano cercava una soluzione per rinnovare il suo Visto per altri trenta giorni e poi partire verso altre isole indonesiane e dedicarsi ad un'altra delle sue passioni: il Diving.
In Grecia si crede che ogni cosa accadrà a suo tempo quando il Signore decide che il tempo è giusto. Io sono agnostica, non credo in alcuna religione, ma per superstizione ho imparato a non incaponirmi quando le mie giornate prendono una piega diversa da quella che mi aspettavo. Dopo aver dato a Sean uno strappo in scooter nel tentativo di reperire la nostra Visa Agent, insomma quelle persone che per una "mancetta" ti strigano le carte evitandoti infinite file all'ufficio immigrazione e trabocchetti per spillare più soldi a nomadi sprovveduti. Il viaggio verso la stanzetta di Elizabeth non è andato a buon fine così abbiamo deciso di fermarci a prendere un caffè in uno dei covi storici per Expat, Backpackers e nomadi di Ubud. E mentre si commentavano gli articoli degli ultimi giorni sul Default imminente della Russia, il panico da elezioni Elleniche che potrebbero mandare l'Eurozona con i piedi all'aria, di Amazon che investe in Robot anziché in persone e della differenza fra la crisi da abbondanza e da privazione, alla nostra lunga chiacchierata si è aggiunto un altro interlocutore. Una di quelle figure che in occidente stridono, con quei lunghi capelli bianchi e i pantaloni a zampa assolutamente senza marche a sovrastarlo.  England, US e Italia/Grecia che si siedono ad un tavolino a discutere di massimi sistemi per poi raggiungere alla conclusione, sorridendo, che i massimi sistemi non servono ad una cippa.
"La vita, semplicemente, accade. Non capisco le persone che pretendano di cambiare il mondo quando non cambiano nemmeno il loro Lifestyle se non le aggrada. Lo sai qual è la percentuale di persone infelici al mondo? Il 3%. Solo un dannato 3%. Tutti gli altri si lamentano, pensano a come sarebbe potuta essere la vita con dei finali alternativi, magari a volte lasciano trasudare una punta di frustrazione. Ma non sono infelici. Sono nella loro comfort zone. Anche lamentarsi li rende felici. Essere commiserati. Sentirsi dire: povero mi dispiace per te. Questo è quello che li rende felici. "
Detto da un mio coetaneo, mi sarebbe apparso un punto di vista assoluto, saccente ed arrogante. Ma quando questa frase di arriva da chi ha trascorso più di mezzo secolo su questa terra allora appoggi la schiena al muro e con calma ascolti. Si chiama Bobby e non ha assolutamente nulla del "guru", compresa la presunzione di esserlo. Proprio per questo ha conquistato tutta la mia attenzione.
"Ho trascorso anni a studiare le cause dei cambiamenti. Cosa farà decidere una persona che è ora di cambiare?
Ebbene, nulla come un pugno nello stomaco ti può fare la differenza. Il dolore è il meccanismo più forte che può dare una svolta alla mente umana. Hai mai visto nessuno lasciare una vita che lo rende felice per una che potenzialmente lo può rendere più felice?"

Cambiare idea è il lusso più grande che una persona si possa concedere.

Assumersi la totale responsabilità delle proprie azioni presenti e passate, digerirle e poi lasciarle andare nella dimensione a cui appartengono. Smettere di fissarci sulla meta, è il viaggio quello che conta. Alla meta, probabilmente non ci arriverai mai.
Quando si è deciso di andare a mangiare un boccone al Warung Javanese che fa i migliori noodles mai mangiati in città e costa un euro e cinquanta con the offerto dalla casa il nostro nuovo amico inglese sembrava un anima in pena: le sue disavventure burocratiche gli avevano fatto perdere il taxi ed il traghetto e si sarebbe trovato a rimanere un altro giorno ad Ubud. Ma guidato dalla fame di chi ha saltato la colazione nella speranza di trovare soluzioni ai suoi disguidi burocratici quasi a vuoto, ha accettato l'invito di seguirci in questa abbuffata rustica.
Cosa dicevano in Grecia? Beh, più che un Cristo che mi sovrasta guascone, preferisco figurarmi le Moire, con il loro ghigno beffardo, che come un ragnetto ci attirano nelle loro tele. Così, ho lasciato il mio nuovo amico Inglese intrattenersi in una conversazione piena di storie ed immagini con una donna Serba dagli occhi che brillano e sorridono, incontrata al Warung ed invitata al tavolo perché mangiare da soli è tempo perso.

Oggi sono arrivata in ufficio con la testa e la pancia piena, sorridente e grata come solo questa città sa farti sentire. Un bicchiere di infuso di Curcuma e mi sono messa al PC. Solo oggi, quando mi hanno guardato e alla sprovvista chiesto: ma quindi tu, sei Felice? Senza bisogno di pensare ho risposto: "N
on potrebbe essere altrimenti! Sono in un posto splendido, ho un lavoro che amo che cresce sempre di più e mi riempie di soddisfazioni, la possibilità di vivere in qualsiasi stato, in Italia, qui, in Canada o ad Ulan Bator, pochi affetti ma veri fino al midollo e una famiglia che anche se in apparenza siamo tutti spaiati insieme formiamo un puzzle perfetto. Cosa potrei volere di più dalla vita? "

Solo quando le parole ti escono spontaneamente di bocca diventano realtà. Capisci che te la sei cavata meglio di quanto credevi.

Il titolo non è mio, ma è stata la frase che mi ha fatto più pensare. Quando nella mia vita sentivo di essere in un vicolo cieco senza speranze, quando mi ero convinta di aver fallito. Questo video mi ha messa davanti allo specchio. E' stato il mio pugno nello stomaco.


Vuoi davvero aspettare di essere agli sgoccioli per guardare in faccia uno straniero e sorridendo dire e dirti che sei veramente, genuinamente, felice? 

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