venerdì 19 dicembre 2014

Art'è: qualche riflessione sulla bellezza con il naso per aria sotto l'occhio vigile degli spiriti in visita per il Galungan.

Artista: la parola più stuprata e deturpata dell'ultimo secolo.
Nel mondo occidentale definirsi Artista, mestiere generalmente auto dichiarato e fin troppo di rado auto certificato, ti investe subito di un'aura di interesse e magnetismo nei confronti della parte di popolazione intellettuale . Di invidia, della piccola fetta che guarda ancora la chitarra impolverarsi nell'angolo del divano chiedendosi come sarebbe stata una vita alla Frank Zappa e ripetendosi che a questo mondo il tuo destino lo definisce la "porta" da cui esci il giorni in cui ci arrivi.
Di disprezzo, ribattezzato fancazzista, dal meneghino medio, che traccia il grafico del successo piroettando fra: conto in banca, immobili, automobili e la portata economica dei regali che può fare per Natale alla famiglia ed alle amanti.
Fatto sta che al giorno d'oggi la maggior parte della gente che si incorona "artista" trova in questa parola un ottima scusa per giustificare il fatto che sta per barattare una birra con tante storie di viaggi finanziati da dubbi enti, con ideologie abbozzate ma mai delineate, con slogan super fichi privi di sostanza. Insomma la versione culturale delle donne che dichiarano di essere innamorate della libertà, per giustificare il fidanzato/marito con il prosciutto sugli occhi ed il cesto di lumache in testa a cui promettono eterno amore, dopo essere state ingroppate dal manzo di turno, conquistato con ideali falsi quanto i loro sorrisi.
Tabelle ed etichette in un mondo incapace di semplificare, perché perderebbe l'essenza stessa essendo carente di sostanza.
Ma dove si nasconde dunque l'arte e la bellezza in questo angolo di mondo antico e frenetico al tempo stesso?

A Bali, l'arte è in tutto quello che vedi. Le porte sono intagliate a mano artigianalmente, così come gli armadi e spesso le maniglie, i tavoli anche quelli di legno più grezzo sono un incontro perfetto delle mani della natura e dell'uomo. Ogni via di Ubud rivela botteghe artigiane dove troverete quadri, sculture in legno o pietra spesso vulcanica. I tessuti sono lavorati e colorati a mano. Qualche scuola di Batik che ha resistito alla migrazione di massa verso Jakarta e botteghe del pregiatissimo Ikat, dipinto filo per filo, nelle sue versioni più preziose intrecciato con fili d'oro e argento. La bellezza è ovunque: dalla cura cromatica con cui vengono assemblati i piatti nei Warung, da sembrare dei piccoli quadretti espressionisti a come vengono intagliate le noci di Cocco. Si perché da noi del maiale non si butta via niente, qui vale per i cocchi: decapitati, ciucciati da turisti e locali, poi raccolti, fatti essiccare al sole e poi scavati ed intagliati per farne maschere.

Basta guardare la mattina per terra i piccoli vassoietti di banano intrecciati a mano, con composizioni di fiori colorati, riso e altri generi alimentari, messi fuori dalle porte e negli incroci per ingraziarsi i demoni.
La cosa che più colpisce un occidentale, nel momento in cui ci si sofferma a vedere questi piccoli attacchi d'arte quotidiana, è il tempo che si dedica alla creazione di oggettistica destinata a deperire in fretta. Essendo abituati alla plastica e all'usa e getta, sembra assurdo "perdere tempo" nel creare la bellezza in oggetti che non devono sfidare il tempo.
Ma è veramente questa l'essenza dell'arte? Sfidare il tempo immortalandosi e superando i limiti della permanenza di ogni singolo artista sul pianeta o si può creare per il momento, il presente senza dover per forza avere una progettualità?
Poi alzi gli occhi al cielo e rimani strabiliato dalla maestosità dei Penjor, le decorazioni che sovrastano la città, una dietro l'altra, in onore del Galungan, quel periodo dell'anno balinese in cui gli spiriti ancestrali scendono a trovare gli abitanti dell'isola.
Allora capisci che la bellezza non deve essere eterna e perfetta per essere necessaria.



E finisce tutto in una sonora risata quando scopri che, in Balinese, la parola Arte, non esiste. 

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