domenica 30 novembre 2014

Perché gli occidentali stridono sempre?

I miei titoli lo so, sono spesso una provocazione. Ma per quanto sette anni di Grecia m'abbiano resa meno occidentale della maggior parte di chi legge questo blog, più passo tempo su quest'isola più metto in saccoccia cibo per la mente, da metabolizzare poco alla volta, con i ritmi che ci sono qui.
Bali è un piccolo mondo antico, che era in perfetto equilibrio prima del nostro arrivo.
La questione che mi verrà subito mossa: e sticazzi! Se non ci fossimo arrivati noi mica li facevano tutti questi soldi a vendere sovrapprezzo a noi bianchi spocchiosi! Mica si sarebbero fatti tutte quelle stanze intorno al tempio di famiglia da affittare. Probabilmente non avrebbero tutte queste opportunità e sarebbero ancora degli straccioni.
E' vero, per noi abituati agli ambienti inodori e alle strade pulite ed ai bambini puliti che giocano con i giocattoli bolliti dalle mamme affettuose in nome del "VADE RETRO GERME!" tutto questo fa un certo che. Come detto infinite volte, aver vissuto la Grecia quella vera, parecchio distante dalla versione confezionata per i villaggi, vi assicuro che questa realtà è quasi dietro casa. Magari non così amplificata ma poco ci manca.
Quando ti rendi conto che la maggior parte della gente che incontri guadagna più di te eppure continua a girare con infradito e si siede a mangiare per terra, le nostre abitudini occidentali ci fanno urlare:
Uah! Che incivili!!!
Incivili. In questi due giorni in cui ho girato l'isola la parola che vagliavo e rimasticavo era proprio "incivili".
Incivile è un popolo che per mangiare usa le foglie di Banano o di Palma, così come per fare i vassoietti per le cerimonie giornaliere e tante altre cose? Incivile è il popolo che le impalcature le fa con il bamboo? Così come anche molte case? Incivili sono le persone che fin da bambini sono addestrati a trovare il loro equilibrio fisico, oltre che mentale se si possa in qualsivoglia modo scindere, e ti trasportano per km oggetti pesantissimi sulla testa in perfetto equilibrio, sorridendo ai passanti? Oppure quegli scooter che su hanno una piccola rivendita di cibo, frutta, succhi e bevande al completo e si piazza davanti alle scuole per la merenda?
E' veramente così incivile un popolo che appena incroci lo sguardo di qualcuno sorride e dice "Hello!"?

No, non è tutto oro quello che luccica. Bali, come tutti i posti passati da essere piccoli mondi dimenticati a boom turistici non ha fatto a tempo ad evolvere con la dovuta maturità.
Uno dei principali problemi di Bali, è l'inquinamento.
Non in tutta l'isola, soprattutto nelle zone più frequentate i rifiuti sono tantissimi. Perché questo Balinese, che poco fa ho descritto in totale armonia con la natura che lo circonda, non entra nella logica di non inquinare?
Non sa quello che sta facendo.
Prima di essere presa di mira, Bali era un'isola quasi autogestita. Quando l'Indonesia fu colonizzata dagli Olandesi, qui i coloni alzarono le mani. Perché i Balinesi, quegli esserini a risparmio energetico e con il sorriso automatico, sanno essere dei gran combattenti, altroché le schiappe Javanesi tutta fuffa (concedetemi lo scherzo antropologico: non è assolutamente così semplice anzi invito tutti voi a clickare proprio su Wikipedia a leggere un po' di storia dell'Indonesia, vi assicuro che è alquanto accattivante e sicuramente meglio di un libro di Fabio Volo) Quindi, quando in una società rurale dai bassi consumi ed infimi sprechi, c'è qualcosa da buttare, sicuramente sono erbacce, noci di cocco, legnetti, foglie insomma tutta roba biodegradabile. Sia che la bruci sia che la butti, la terra farà il suo mestiere.
Quando queste persone cominciano ad avere a che fare con plastica e derivati, comincia il disastro.

Un'altra questione controversa per chi ha avuto modo di trascorrere del tempo sull'isola, è il proverbiale sorriso Balinese sempre presente.
La frase che più si sente è: "Con tutto quello che sganciamo, figurati se non ti sorridono! Non è poi così sincero".
Fermiamoci un momento a vedere la questione da un altro punto di vista: è vero. Per la maggioranza dei locali tu sei un cliente, un cliente molto benestante nonostante tutto ti appaia gratis.
Ogni mattina il mio padrone di casa, mi incontra sulla porta, mi da il buongiorno con un sorriso enorme e poi mi chiede: "Posso pulirle la stanza?"
Quando io sorridente e con un po' di senso di colpa dico: prego, lui ringrazia e va a prendere tutto il necessario.
Quel Grazie, è un grazie sincero. Anche se ho pagato forse più di quanto lui potesse ambire, quando ringrazia lo fa con gli occhi. Non ringrazia me, ringrazia gli dei,  forse perché gli hanno mandato me ad affittare la sua casina in bassissima stagione, appena l'ha finita. Forse semplicemente per fede.
Anche in occidente ho sempre pagato per i servizi. Non ho mai avuto nulla gratuitamente come nessuno di noi.
E' forse più sincero il Grazie di un occidentale?

Sincerità: la parola più stuprata ai giorni nostri. Quasi tutti sostengono di bramarla e di offrirla quasi nessuno però ne conosce la forma o ne è in grado di sostenerne il peso.

La sincerità è sporca, non si agghinda non si imbelletta. E' quello che è.

Il sorriso balinese è un sorriso sincero e il loro atteggiamento è dettato da una forza brutale chiamata Sopravvivenza. Una parola talmente amara che ognuno dovrebbe masticarla centinaia di volte prima di avere la dignità di applicarla a se stesso, perché chi conosce questa lotta non la usa e chi la usa non ha idea di cosa sia.

Gratitudine. Ecco una parola dimenticata nel nostro dizionario. Passiamo la nostra vita a tuonare richieste come bambini viziati e non sappiamo più essere grati.

Oggi sono grata di questo the, costato circa un euro e cinquanta. Con questa vista.
Sono grata perché faccio parte  di quella fetta di popolazione che si è potuta permettere un intercontinentale, si può permettere tutto il cibo necessario ad ingrassare e perfino di iper pagare la frutta ad una contadina fuori città, di fronte ad un vulcano, che ha in tutto due bambini ed un cane messo maluccio e con quello che le ho dato, qualche pasto se lo sono assicurato anche in bassissima stagione.
Sono grata di poter lavorare in questo ufficio con le scimmie che si azzuffano sotto il tetto. Grata di essere io. Grata di non aver più paura di arrivare a fine mese e di avere tutto il tempo per i miei progetti più per studiarne qualcuno di nuovo.

E con questo vado a cena, Grata e felice di essere io, qui, di non aver abbassato la testa alle regole, di avere storie da raccontare e di svegliarmi ogni mattina convinta di essere ancora nel posto dove dovevo essere per attraversare quell'arduo processo chiamato "crescita".

giovedì 27 novembre 2014

Another Day At The Office

E' quasi ora di pranzo nella vecchia Europa e come ogni giorno questo articolo terrà compagnia a tutti quelli che vorranno scrollarsi l'ansia di dosso della muro del pianto di Facebook fatto di bollette, tasse, maltempo, nebbia (ma c'è?), chili di troppo che son sempre troppi nonostante si mangi polistirolo, sindrome pre-mestruale, fidanzata con ciclo che non te la smolla nel Weekend, figli sbraitanti e genitori esauriti, neo mamme che instagrammano anche la prima cagata nel pannolino, foto del cibo insapore super dietetico, sbirciatina al profilo delle ex sperando che se la passino peggio di noi, sbirciatina al profilo del capo per vedere com'è la vita di uno che ne ha (e lui guarda quello del suo capo o del capo di un'altra azienda chiedendosi lo stesso, spassoso vero?).
Ok mi fermo qui credo di aver reso il concetto.
Nei commenti che mi arrivano sui vari social o in privato rimbombano fin troppo spesso le frasi: come ti invidio! Che fortuna! Capitasse a me...
Ogni singola volta che qualcuno me lo dice mi piacerebbe essere geograficamente compatibile, sederci davanti ad una tazza di the e dire: Perché tu ritieni di avere una vita così più infelice della mia?
Così ho deciso di dedicare qualche risposta su tutto quello che avete sempre voluto sapere su Charlie Man, versione nomade digitale e non avete mai osato chiedere.

1. Non sono economicamente ricca. Sto bene, non mi manca assolutamente nulla ma non sono ricca. Sono la titolare di una start up, ho fondato con la mia solita sindrome di Quijote un'agenzia di Marketing e comunicazione eticamente sostenibile che risponde al nome di Knit Ads & Com. Come potrete capire con un minimo di proprietà di linguaggio non sono una capitalista sfrenata. Credo nel lavoro fatto bene, con estrema onestà e molta buona volontà e i miei clienti hanno da me il 1000% del mio tempo, impegno, concentrazione e sincerità. Credo nel valore della Cooperazione per una "Crisis Resolution", non a caso ho attraversato un continente per raggiungere un ufficio in Co-Working e probabilmente sarà il primo di una lunga serie.
Questo vuol dire che la torta la spartisco e spesso il più delle fette va altrove, ma ne sono felice ed ogni collaboratore che ho pagato sono stati i miei picchi di soddisfazione maggiore.
Non ho genitori che mi finanziano, non mi prostituisco (e se lo facessi guadagnerei meno di quanto guadagno con il mio lavoro, le hippie trentenni non sono molto quotate) e non commercio droghe o organi.

2. Ho un terrore fottuto di morire. Siccome mi piace credere che avrò a disposizione un paio di minuti per rivedere gli highlights della mia vita ho deciso di spenderne buona parte collezionando istantanee mentali bellissime. Questo è il leit motiv che mi porta a spasso per il globo.

3.Non sono magra. E' tutto merito di instagram, come per la maggior parte di quelle che sembrano fighe la fuori. Quando vedete filtri e
foto dall'alto, prima di giurare eterno amore incontratele dal vivo. Sono una normalissima trentenne, come tale se non mi metto il reggiseno la mia terza comincia ad assecondare, orgogliosamente la gravità e ho le prime rughe. Ho la pancia, soprattutto se bevo birra o sono i pre ciclo. Ho le gambe storte e il naso che sembra la Salerno-Reggio Calabria.
Tuttavia sono dannatamente orgogliosa di essere io e rimpiango tutti i mesi passati a rimpiangere di non essere una Barbie.

4. Diventare una nomade digitale è stata una delle imprese più ardua della mia vita. Ebbene si: non ho ricevuto un bonifico da Shiva che mi indicava la via. Non ho parlato con il Buddha nemmeno durante le sbronze peggiori ed Ermes non ha mai bussato alla mia porta regalandomi un paio di scarpe con le ali.
Ho dovuto come tutti mettermi allo specchio e chiedermi qual'era la causa della mia "mediocrità". Non come persona, ma come vita. La scoperta è stata illuminante. I momenti più belli della mia vita sono stati quelli in cui mi sentivo assolutamente padrona del mio destino. Così, con tanta fatica e tantissime giornate di reale isolamento, tante rinunce e tante occasioni che sono state lasciate andare con un alone di dubbio, sono arrivata al punto di dire: hai fatto la scelta giusta.
Anche stamattina, mi sono svegliata senza sapere che sorprese questa giornata mia avrebbe riservato. Per i miei canoni, questo è il massimo a cui posso ambire.

5.La gratitudine è un ingrediente segreto che può rendere una giornata nella media una giornata speciale. La cosa che mi ha colpito di più quando sono andata a vivere in Grecia era la gente, che a fine di moltissime frasi aggiungeva la locuzione "grazie a Dio" e faceva il segno della croce ogni volta che passava davanti ad una chiesa o un capitello per "ringraziare" il signore, prima e dopo i pasti lo ringraziavano nuovamente del cibo ricevuto e consumato.
La maggior parte di loro erano contadini, con un paio di vestiti da festa e tanti stracci, che mangiava dall'orticello e dal pollaio.
Quando è arrivata la crisi, quella Greca, quella vera, ho capito che loro erano più intelligenti di me e dei miei coetanei. Sapevano che nulla era scontato e che tutto era un piccolo miracolo.
Sono loro, i veri maestri di vita, le persone che sapevano essere felici e ridere a crepapelle anche quando non avevano mai messo fuori il naso dal paesello. Per quel poco.


6. La vera felicità sta nelle piccole cose. Un caffè in un bicchiere di carta mentre soffiai il vento del nord e tu non sei vestito a dovere ti darà una felicità che un paio di Manolo non ti daranno mai. Questo perché le piccole conquiste sono quelle giganti. Le grandi conquiste sono rifiniture di un quadro già finito e spera di averlo dipinto bene.


7.Sbagliare è parte della vita di ognuno. Non a caso l'ho messo al numero sette, sotto il numero sacralmente perfetto. Credo nella stupenda imperfezione degli esseri umani. Credo che sbagliare faccia parte del gioco, ammetterlo non è una vergogna ma maturità. Avere il coraggio di cambiare strada non è leggerezza quando lo si fa da soli e prendendosi le proprie responsabilità ma è darsi un'altra chance. La vita è un work in progress, se resti sempre dentro il tracciato iniziale sai che palle.

8.Non ho fatto sempre lavori superfichi. Ho spinato birre per metallari brutti e cattivi la cui ira funesta poteva essere placata solo a suon di ballad, pulito bagni a fine turno dopo aver portato vino di infima qualità a studentelli spocchiosi greci o tirato su la cerniera a signorotte elleniche che non vogliono digerire di non essere più una quarantadue. Ho allacciato scarpe a dipendenti pubblici imborghesiti, portato scatole di scarpe a decine su per una strettissima scala a chiocciola e servito Croissant alle sei del mattino dopo aver lavorato tutta la notte. Ma una cosa che ho imparato in questa vita è non conta quello che stai vivendo, ma come lo stai vivendo. Mi sono divertita in ogni
mio singolo lavoro e ne conservo lezioni e ricordi, pur riconoscendo che se non è più il mio mestiere è perché alla fine ero destinata a qualcosa di diverso.

9.Non ho mai provato odio e rancore per nessuno tranne per Berlusconi.
Quindi chiunque crede di appartenere alla mia lista nera nel mio libricino nero, si metta l'anima in pace, sono troppo pigra per averne uno. Si, ho i miei rigurgiti di bile, sono come una teiera, fischio cinque minuti. Svuoto tutto. E sono come nuova.

10. Non sopporto la gente che si lagna, invidia, sottolinea la propria sfortuna.
Il compromesso è una scelta. Come tutte le scelte degna di tutto il rispetto e l'ammirazione del mondo. Se sei convinto della tua scelta, perché lagnarti? Accetta la tua realtà e godine ogni minuto. Se no, hai un mondo di possibilità. Non io, o meglio non solo io. Anche tu!
Tu che stai leggendo questo articolo hai tutte le carte in regola per avere la vita che sogni!
Rimboccati le maniche, prendi tempo, immagina, studia, sperimenta,prova! Si è sempre in tempo a tornare nella propria comfort zone.
Non ti far abbagliare dagli specchietti per le allodole. Fai qualcosa che ti porti davvero fuori dal seminato. Non siamo robot.

Vi allego la foto di come questo articolo è stato composto nel divano che fa parte del nostro ufficio, nel tempo che mi ritaglio dalla stesura di nuovi ambiziosi progetti, seguendo le realtà che stiamo seguendo da tempo, creando nuove idee..
Spesso lavoro fino a tarda sera, ma è per scelta, per me non esistono i Weekend o le feste.

Perché sono felice, amo il mio lavoro ed adoro la vita che mi ha permesso di costruire.

Ma tu, questa mattina, come ti sei alzato per andare al lavoro?

mercoledì 26 novembre 2014

Quando sei a Roma, fai il Romano

Ci sono poche magiche regole che ti permettono di sopravvivere in qualsiasi angolo di mondo ti trovi senza rischiare stupidamente traumatiche esperienze che ti tramuteranno da Indiana Jones ad un essere in simbiosi con il divano. Se dovessimo esprimerle con un banale diagramma di quelli che ci facevano costruire da bambini, potremmo tranquillamente raggrupparle sotto la parola magica: buonsenso.
Sembra la cosa più banale del mondo, eppure è quella qualità speciale che traccia la linea di confine tra il turista ed il viaggiatore.
 Il turista, non disponendo di questa dote dalla nascita si trova obbligato ad acquistare dei pacchetti vacanza che ne includano una buona dose. Per ciò le strutture dedicate ad essi sono solitamente costruite su misura per "proteggere" gli ospiti da qualsiasi eventuale disagio, gestite da personale in grado di far sentire l'ospite "a casa" anche se per parte di loro significa mangiare la pasta al dente ed avere un buon espresso dopo aver fatto il bagno a Phuket. Non abbiatene a male, in una delle mie tante vite ho avuto modo di lavorare nel settore turistico e giustamente ognuno viaggia come meglio si sente. La mia è un'imparziale osservazione da quel meraviglioso acquario che è la vita e vuole essere un bugiardino per tutti coloro che per il prossimo viaggio decideranno di appartenere alla seconda categoria: i viaggiatori. Un viaggiatore solitamente gira con lo zaino in spalla. Non è uno status e nemmeno una moda. Si è regalato il lusso di non sapere esattamente cosa lo aspetta. Certo avrà letto Lonely Planet in tutte le lingue, ingurgitato pagine di Wikipedia e letto forum di Expat per ore, tuttavia non ha scelto il pacchetto all inclusive e sa che comunque vada sarà una sorpresa, nel bene e nel male. Non  ci sarà un "tour guy" ad aspettarlo e probabilmente dovrà camminare fino a contrattare un mezzo accettabile per raggiungere la meta. Un viaggiatore sa che del cash in tasca ti salva sempre, così come un sorriso e risposte cortesi.
Prima di partire farà bene a farsi vaccinare, senza eccedere però nell'allarmismo italiano. Non dimentichiamo che vivere in case disinfettate, con il liquido disinfettante per le mani in borsa (che non serve a niente e se volete vi spiego pure il perché), lavare le verdure in Amuchina e restituire la portata se il piatto non profuma di limone è una caratteristica occidentale. Ed avendo avuto un discreto passato nelle cucine di bar, pub e ristoranti, vi assicuro che è igienicamente più affidabile un dolcetto di cocco e burro di cacao servito su di una foglia di palma che una pizza profumatamente pagata in molti ristoranti.
Con questo non dico di lanciarsi in qualsiasi folle avventura culinaria!
Ma una volta vaccinati per l'Epatite alimentare e con qualche accorgimento non c'è bisogno di cercare il ristorante italiano per poi dire a tutti che la pasta e la pizza la sappiamo fare solo a casa!
Evitare innanzitutto cibi poco cotti o crudi in posti dalla dubbia igiene non è una stupida idea, soprattutto se vi accingete a mangiare carne, pesce, uova o latticini. In tal caso, controllate che tutto sia ben cotto, evitando così spiacevoli notti bianche o altrimenti c'è sempre la soluzione "verde"!
Soprattutto per chi parte con destinazione Asia, preferire una "dieta" vegetariana è il metodo migliore per non incorrere in imprevisti. La frutta e la verdura se andate a male in primis, fanno schifo. Secondo, anche se ve le propinassero, il massimo che ne otterreste sarebbe un attacco di diarrea entro 8-12 ore, di cui occidentali, in salute e pieni di vitamine e sostanze nutritive come una bustina di Multicentrum, non ci muore. Magari ci cala un po' la pancia, che più passa il tempo più è per me una vera e propria vergogna, perché mi ricorda che appartengo a quella bassa percentuale che non sta morendo di fame e che anche oggi non ho fatto nulla per aiutare il resto. Già aver raggiunto il livello di non immedesimare più la bellezza nella privazione e nella perfezione puramente occidentale, è un dono di cui sono grata, a quest'isola e soprattutto alla mia meravigliosa insegnante di Yoga.
Una volta risolto il problema di alimentarsi e di idratarsi, provare tutto basta che sia in bottiglia sigillata, se volete entrare nel mood della realtà in cui vi trovate: guardatevi intorno.
Non è una banalità ma dove voi siete c'è gente che ci sta da tanto tempo e quando un locale è stipato ogni giorno giorno e notte un motivo ci sarà. Osservate altre mozzarelle occidentali come voi: di cosa si cibano, come si idratano, come si comportano. A meno che non vi siate imbattuti in uno stormo di Australiani  Adolescenti Alcolizzati seguiteli senza remore: godono di ottima salute, sono in forma, hanno lo sguardo rilassato. Sembrano un'ottima bussola. Gli Expat sono sempre facilmente identificabili: non guardano in giro con lo sguardo fra l'ebete e l'infinito (tranne la sottoscritta che si innamora ogni giorno di uno scorcio diverso) hanno a malapena un borsello per quel po' che serve per muoversi e mangiare e se vi trovate ai tropici saranno discretamente abbronzati. Osservare le loro attività vi aiuterà sicuramente a programmare le vostre in sintonia con il nuovo mondo che vi circonda.
Anche la vita dei locali potrà sicuramente dare ottimi consigli su come affrontare la nuova realtà.
Ovviamente in Italia dal clima mite sia d'estate che d'inverno creare delle routine lavorative da cinque giorni a settimana, otto ore al giorno, una pausa pranzo, mesi caldi off ha il suo senso.
Quando già ci si sposta più a sud i ritmi cambiano e non sempre ha a che fare con l'indole "pigra" degli altri popoli in confronto alla nostra superiorità. Clima, a volte è clima.
Quando mi sono trasferita a Rodi l'anno scorso, ho scoperto la necessità di una lunga siesta pomeridiana.

Se il termometro raggiunge i 42° essere operativi diventa particolarmente complesso, così si scopre che i ritmi di una volta sono sempre stati sensati. Una cosa che si nota a Bali, è che non c'è una vera e propria ora della siesta. I locali lavorano costantemente e riposano costantemente. Non è un ossimoro in questo angolo di mondo.
I Balinesi sono a risparmio energetico.
Essendo una popolazione prettamente agricola sono sempre stati abituati a lavori molto fisici e a sfidare le condizioni climatiche adattandosi facilmente alla stagione secca così come all'umida.
Tuttavia, per combattere l'estremo caldo tropicale, quando sono stanchi si fermano, si siedono o stendono e riposano. Dormono proprio! Sotto gli alberi, sui pick up, ovunque ci sia un angolo di quiete e ombra. Non è raro incontrare donne portare pesanti carriole in salita per costruire nuove case o trasportare in testa, com'è tradizione qui, qualsiasi peso o oggetto. Si muovono lentamente, fanno soste se necessario, prendono il loro tempo e se non hanno niente da fare, dormono.
Da curiosa osservatrice mi dico: ma chi sbaglia dei due? Forse noi che viviamo come trottole in continua lotta con le lancette e a fine mese ci troviamo che abbiamo pagato cifre astronomiche, dormito poco, mangiato male e viviamo nella costante insoddisfazione oppure loro, che vivono con tempi biblici qualsiasi azione ma sorridono a chiunque incontrano per strada?
Sarebbero talmente vaste le considerazioni antropologiche ed i risvolti di mentalità da analizzare per poter dare una risposta che da viaggiatrice, mi regalo il lusso di mettere nello zaino quello che mi piace e mi aiuta a crescere. Fino ad ora, questo ritmo lento e sacro che scandisce la vita di chi abita in questa cittadina, posso dire che su di me ha avuto effetti benefici e che anche passando meno ore al PC di quanto non facessi in Italia, quelle che passo sono altamente produttive.
Ed ora in arrivo la domanda che assilla ogni viaggiatore su questa terra: quando torni?
Ma la risposta giusta è: torno? O forse dopo del tempo immerso in un mondo che per noi è fantasia con la maggior parte della gente dovremmo ristringerci la mano e ricominciare?
Per questo, come in un quadro astratto, per vedere l'immagine in tutto il suo senso a volte bisogna fare qualche passo indietro.
Chi c'è, chi è con te ogni singolo passo, anche se a continenti di distanza.
Chi non c'è ha finito il suo tempo.
Ed ogni viaggiatore sa, lasciare andare con grazia tutto ciò che non era destinato a se'.

lunedì 24 novembre 2014

La vita in infradito.

Immagina un mondo in cui le uniche scarpe di cui avrai bisogno giorno e notte saranno le infradito. Mangerai scalzo ed accovacciato nei ristorantini "popolari" mentre servito e riverito in quelli un po' più di classe che non raggiungeranno mai le dieci euro a persona e comunque ti accetteranno anche in costume e t-shirt.
Ti diamo la possibilità di prenderti un po' di tempo a modo tuo, dove non ti dovrai assolutamente curare di tutto ciò che è causa di stress nel mondo in cui vivi. Non dovrai pensare a pulire casa, non dovrai fare la lavatrice e nemmeno cucinare se proprio non ti va di farlo. Potrai dedicarti lezioni di yoga, lunghissimi massaggi, manicure e pedicure e parrucchiere quando ne avrai voglia. Lavorerai in un ufficio bellissimo, fatto di bamboo, dove il caffè è di uso comune e senza ricarico extra (e chiunque lavori ad un PC sa che è più importante del cibo e del sonno) e se comunque hai bisogno di passare un po' di tempo in un posto ancor più sciallo di questa costruzione invasa da cuscini ed amache quasi ogni caffè in città vi da la password della Wifi e potete reclinarvi solo su di un divano in mezzo a coloratissimi cuscini o su qualche poltrona penzolante e passarci la giornata. Potrai mangiare quanto vuoi perché quei cibi meravigliosi a cui stai sviluppando una dipendenza sono a bassissimo contenuto calorico e assolutamente senza grassi, la frutta è talmente buona che con un mango ed una papaya ti sei assicurato il pasto.
Se nel Weekend hai voglia di fare una mezzoretta di scooter in men che non si dica sarai spalmato in spiaggia, o starai facendo lezioni di surf, kite surf, parapendio o addirittura arrampicata.
A tutto questo aggiungi svegliarti la mattina e trovare intorno a casa una serie infinita di "doni" votivi. Camminare per strada ed ogni persona che incontra il tuo sguardo ti saluta e ti sorride. Incrociare occidentali che si sono dimenticati di rientrare da almeno dieci anni che appena ti vedono, ti urlano in inglese sorridente: CHE GIORNATA MERAVIGLIOSA PER UNA PASSEGGIATA FRA LE RISAIE!
Questo posto esiste e non devi abusare di LSD per arrivarci. E nemmeno essere un milionario.

Quello che avete letto non è altro che la descrizione dei miei primi giorni a Bali. Quando leggevo articoli a riguardo, non mi riuscivo ad immaginare un mondo così. Eppure quello che è stato la mia rivoluzione copernicana per altri non è altro che casa da lungo tempo.
Sono atterrata a Bali giovedì scorso e avevo prenotato una pensioncina da poco più di dieci euro al giorno per una doppia, colazione inclusa in centro ad Ubud. Sapevo che quasi sicuramente una "casa" più comoda sarebbe emersa nei primissimi giorni, essendo bassa stagione ed essendoci molta offerta, ma ho preferito comunque prendermi il mio tempo e farmi "viziare". Viziare è la parola che più si s'addice alla mia prima settimana Balinese. Il nostro Host, che come ha dimostrato ha non solo molta esperienza ma molto amore per il lavoro che fa, ha fatto di tutto per non far mancare assolutamente nulla. Dalla colazione diversa ogni mattina accompagnata da un piattino di frutta freschissima, le papaya erano del suo albero, al the sempre pronto sul tavolo nel momento in cui si tornasse a casa un po' prima. La camera veniva rifatta ogni mattina, lenzuola e asciugamani cambiati spessissimo. Se nella casa ci fosse stato un cucinino probabilmente avrei prolungato la permanenza. Pur essendo vero che qui, la spesa è quasi la stessa mangiando fuori o a casa, sapere di poter consumare a casa i propri pasti quando ti va è una libertà non indifferente. Dopo aver cercato un po', ma non troppo consapevoli del fatto che le occasioni arrivano sempre facendo quattro chiacchiere con chi qui ci sta da un po', abbiamo deciso di spostarci per un mesetto in una piccola villetta indipendente senza piscina, tuttavia con un meraviglioso bagno con doccia all'aperto ed una comodissima ed ampissima vasca da bagno, camera da letto, due salottini esterni e ovviamente la cucina attrezzata di tutto il necessario. La casa è carina e l'arredo curatissimo, ha tutto quello di cui uno può avere bisogno e alla modica cifra di trecento euro d'affitto mensile, tutte le bollette incluse e A/C  il padrone di casa provvede alle pulizie quotidiane. Anche qui il cambio asciugamani e lenzuola è solerte ed attento, basti pensare che il primo giorno mi sono sdraiata per un po' sul letto prima di uscire con i capelli bagnati ed al mio ritorno le lenzuola erano state cambiate anche se erano state usate una volta sola. Per il primo mese basta e avanza e il senso di colpa di avere tutto così curato appena mi volto mi spinge a lavarmi i piatti ogni volta che li uso, per lasciare al mio host meno lavoro possibile. Ogni tanto sorrido pensando a quando entra la mattina nella mia cucina già pulita e la ripulisce, una seconda volta, giusto per farti sentire a casa.
Ora resta un altro capitolo ostico per ogni donna occidentale: lava e stira. Un incubo! Nella mia vita "europea" avevo risolto la questione evitando di comprare indumenti che necessitassero più di una lavatrice ed un'asciugata stesi con cura. Qui non è considerabile un problema. Le lavanderie costano di media quindicimila rupie, esattamente un euro. Solitamente per questa cifra calcolano un max di venti pezzi, ma quando vai con la borsona ti va bene tutto. Pur calcolando l'abuso di t-shirt e pantaloni locali, acquistati alla modica cifra di tre euro a paio contrattando svogliatamente, anche calcolare un massimo di quattro euro a settimana per lavare asciugare ed, udite udite!, stirare è fin troppo ambizioso.
Quando ti sei "assestato" hai bisogno di un mezzo di trasporto: l'unico mezzo che ti porta ovunque è il motorino e con cinquecento mila rupie, trentatré euro te ne assicuri uno con regolare contratto per un mese. Basta far capire che sei qui per restare per un po' di tempo e i prezzi scendono drasticamente, anche perché nella stagione unica il turismo è discontinuo e quello che per noi è gratis per loro è uno stipendio di tutto rispetto. In scooter si può andare in due, i caschi sono ovviamente forniti con il noleggio. Il pieno costa ventimila rupie di tre litri, un euro e trentatré e ovviamente la "durata" dipende dai giri. La piccola spesa extra che devi mettere in conto, approfondita nel post che verrà su tutto quello che un occidentale deve sapere su Bali ed accettare preventivamente se vuole vivere felice, è la "mancetta" da elargire alla polizia quando ti fermano e cominciano a fare storie per il casco slacciato o la freccia accesa. Potresti tirare avanti con una questione di principio e finire in commissariato a discuterne per ore fino ad ottenere la "ragione" oppure sorridere e con sette euro toglierti la grana. Per te sono poco, per loro è un rimpinguare lo stipendio. Non siamo stati in grado di debellare questa piaga nel nostro paese, figuriamoci a casa degli altri! Ma il topic verrà debitamente approfondito in un secondo momento.
Arriviamo finalmente alla parte più succulenta della questione: cibo cibo cibo. Su questo argomento, come sui locali e su altre questioni, verranno aperti diversi post più approfonditi che inevitabilmente vi causeranno un certo languorino, perché ad Ubud non solo è impossibile fare la fame, ma è addirittura possibile sperimentare cibi meravigliosi e dimagrire!
Mettete per un attimo da parte il pregiudizio del: l'Italia è il paese dove si mangia meglio, di tutto e come casa non ce n'è. I sapori di casa parleranno sempre al cuore ed è riconosciuta internazionalmente la nostra cucina. Ok, pacca sulla spalla, cinque minuti di auto celebrazione anche se la tua specialità sono i rigatoni con i sughi pronti Barilla.
Ora, apri la mente e catapultati in un isola tropicale: fa un caldo fottuto. La maggiorparte del giorno pensi a come ripararti dal sole e a non ustionarti, per me è stato inutile mi sono ustionata ugualmente. Direi che rimpiangere i Canederli  sia un po' utopico.
Per chiunque abbia quindi curiosità di sperimentare, non ha che l'imbarazzo della scelta. Oltre alla squisita cucina tradizionale che offre di tutto, tutti i tipi di carne e pesce e anche diverse delizie vegetariane ed un tofu eccelso, il Leit Motiv di Ubud è il benessere, lo Yoga e le SPA. Quindi in ogni angolo guardiate troverete piccoli covi di cucina RAW, dove potrete degustare meravigliosi piatti freddi e semifreddi, fantastici bibitoni dai colori sgargianti che promettono di curare tutti i mali e strabilianti dolci che non hanno nulla da invidiare all'alta patisserie del vecchio continente. Ma dato che io in primis aborro l'appartenenza a qualsiasi movimento esclusivo, qualora vi venisse voglia di "quel qualcosa di diverso" non avete che da cavalcare lo scooter. Ad Ubud si trova di tutto, dalla Paella al Messicano, ristoranti italiani, sushi, thai e addirittura costolette di maiale cotte divinamente! Se poi vi spostate verso la spiaggia dove le calorie vengono bruciate a velocità imprevedibili, cominciano a piovere burgers di qualsiasi forma e sostanza fino ad imbattervi nei classici KFC e McDonalds.
Ma quanto costa mangiare a Bali?
Ovviamente qui ci sono infinite risposte, basate sulle abitudini alimentari di ognuno. E' tuttavia comprovato che farsi la spesa oppure mangiare fuori, non ha particolare differenze a livello di costo. Siamo ai tropici, il cibo va a male in fretta e le credenze sono spesso abitate da formichine ed insettini vari, come prevedibile prendendo casa vicino alle risaie ed essendo contrari a pesticidi.
Avendo, personalmente, una passione per i risvegli lenti in frigo non manca mai la frutta, del pane, delle uova e magari del riso.
Insomma com'è una mia giornata tipo ad Ubud?
Mi sveglio, fra le sette e le otto e lentamente mi alzo. Mi faccio la prima doccia della giornata, essendo sempre stato il mio modo preferito di affrontare il caldo ed utilizzando l'A/C solo per deumidificare e pochissimo. Preparo la colazione: un mix di frutta solitamente composto da due, uno pieno di zuccheri l'altro di sali minerali ed acqua. Oggi è stato Mango e Frutto del Drago. Più biscotti oppure pane e uova o ancora pudding di riso in latte di soia o cocco con miele o zucchero di cocco. Vado a fare lezione di Yoga, oppure a camminare nelle risaie o ancora a caccia di nuovi posti. A volte prendo il tempo e seguendo l'arte balinese del risparmio energetico, seguirà post, mi dedico a quelle cose che in occidente erano un lusso: leggere un libro, sorseggiare lentamente un caffè o un centrifugato di frutta, guardarmi intorno e magari scambiare due chiacchiere con qualche sconosciuto. A pranzo si improvvisa ma la regola è una sola: stai leggero! Fra le undici e le tre il caldo è insostenibile e anche se alimentarsi è una necessità diventa comunque complicato. Se torno a casa baso ancora una volta la mia alimentazione sulla frutta integrandola con qualche yoghurt. Altrimenti sono solita rintanarmi in qualche locale dai cibi leggerissimi. Oggi ad esempio alla modica cifra di tre euro ho mangiato un abbondantissimo piatto di tofu e zucchine ai ferri con salsa di pomodori freschi, accompagnato da riso allo zafferano ed insalata di mango e rucola condita con una salsa di tamarindo. Yummi! Il mio pomeriggio, ed in caso di necessità la mia sera, mi trova al lavoro. Poter lavorare ad un tavolo, o sul divano o ancora su di una poltrona penzolante ti rende iper attiva. Soprattutto quando essere creativo è tutto quello che hai, dato che intanto casa si pulisce e riordina da se'.
Come in tutto il resto anche la cena sarà all'insegna dell'improvvisazione: può darsi che ci si fermi a mangiare un boccone fuori, sempre intorno alla stessa cifra, oppure si porti a casa il tutto mangiando in uno dei due salottini all'aperto e chiacchierando o ancora si faccia una fermata e per cinquanta cent circa ci si prenda un delizioso mochi gelato e se ne faccia la propria cena. Il mio budget giornaliero, senza farmi mancare assolutamente nulla, è di un tetto massimo di dieci euro al giorno. Le mie spese "fisse" mensili, non superano le trecento euro a testa condividendo uno spazio. Si può spendere di meno, vero. Ma la domanda è: perché?
Quando hai la possibilità con uno stipendio più che nella media, di avere uno stile di vita notevolmente più alto di quello che avevi fino a ieri, perché dovervi rinunciare? Che senso ha "ridimensionarsi"?

Quando sei a Bali, fai il Balinese. Per cui, sorridi. Sii grato. Vivi la tua giornata nel migliore dei modi.
Apri la tua mente e la vita ti offrirà tutte le risposte alle domande che non hai ancora posto.
Basta fare un po' di spazio.

domenica 23 novembre 2014

Seconda stella a destra...

Mi chiamo Carlotta, ho trentun anni e da quasi due settimane ho preso un backpack con venti chili circa e ho lasciato l'occidente intenzionata a non tornarci prima della primavera.Prima di cominciare a sputare sentenze e ad avere un parere come si è soliti fare in nella parte di mondo in cui buona parte di voi ancora si trova,  catalogandomi nella lunga lista dei figli di papà che non avendo di meglio da fare parte alla ricerca della propria identità interiore, vi invito a sorprendere voi stessi e a leggere, questo primo articolo, fino alla fine. So che è un po' lungo e a volte un po' lento, ma un cambio di vita come questo non era facilmente descrivibile in poche righe, i prossimi saranno sicuramente più facilmente digeribili.

Quando io, e il mio compagno di viaggio, sia geografico che professionale, abbiamo annunciato che saremmo partiti per un periodo di almeno sei mesi con destinazione Asia la maggior parte della gente ci ha guardato come se fossimo pazzi. Abbiamo addirittura sentito la frase: "A Bali per sei mesi? Questi hanno vinto la lotteria!". Mi sarebbe piaciuto rispondere: "Mia cara signora, se avessi vinto la lotteria forse sarei rimasta in Italia! O forse no. Ma il concetto che "viaggiare" sia dannatamente dispendioso è spacciato da realtà che hanno reso del viaggio, un business. In realtà girare il mondo, è alla portata di quasi tutti. Ovviamente, con la giusta predisposizione ad adattarsi e sapendo rinunciare a tutti i gadget che da occidentali medi non ci facciamo mancare."
Alla frase: "Come sei coraggiosa!" che ho sentito negli ultimi mesi più e più volte ho sempre risposto:
"Non sono coraggiosa. Sono onesta. Mi sono messa davanti allo specchio e ho preso coscienza di quali erano le mie priorità. Non mi interessava nonostante i trent'anni suonati accumulare beni e conti corrente. Non mi interessava una casa di mattoni che comunque finita questa vita non mi porterei dietro e gli affitti vanno benissimo. "

 Vedete, il bello di avere trent'anni, tre pagine di un variegatissimo Curriculum Vitae  diviso in due stati, quattro lingue parlate e scritte e svariati disastri nucleari nella propria vita sentimentale ti donano una qualità rarissima: si chiama consapevolezza ed è quella bussolina che ti permette di mettere una puntina sulla mappa della vita e ti fa vedere a caratteri cubitali "TU SEI QUI". Un marker rosso grande grande che viene seguito da un diffusissimo WOW! 
Raggiunto questo livello, non sei certo arrivato a meta. Sei però sulla buona strada per il prossimo step: L'onestà intellettuale (Ed attenzione che qui il gioco si fa duro) . Un giorno di qualche vita fa in una lingua che non sto parlando ne' scrivendo, qualcuno mi disse: "Lo sai, Carlotta , cosa vuol dire crescere? Non significa ingrassare, ne' diventare più alti. Non ha a che fare con le rughe che appaiono e nemmeno con il fisico che decade. Crescere significa uccidere il moccioso piagnucolante che è sempre pronto a dare la colpa a qualcun altro. Ai genitori, alla vita, al caso, al destino, allo stato, al capo, ai fratelli, al vicino, al marito/alla moglie, ai figli. La persona matura è quella che SA di essere consapevole del proprio destino, lo accetta e se non è felice nella propria condizione fa di tutto per cambiarla.  Non attende l'occasione d'oro. La telefonata del conoscente. La benevolenza dei genitori. Si rimbocca le maniche, come un ariete butta giù tutti i muri che trova. Fino a raggiungere quello che per lui, è la felicità."
Ora quanti di voi possono dire di essersi svegliati questa mattina, aver fatto una colazione abbondante con tutto il tempo necessario ed essere partito per andare al lavoro sorridente e grato?
Vi assicuro che almeno una persona c'è e vi sta parlando proprio ora.


Ci sono stati molti punti di svolta nella mia vita, come nella vita di chiunque. Ma quello che mi ha portata a pasteggiare immersa nelle verdi lussureggianti risaie di Ubud oggi, è stato a febbraio 2014, quando in seguito all'ennesima staccionata saltata male ho deciso di cambiare percorso.
Ero stanca ma non tanto di un sistema instabile. Instabile nella mia lingua mentale è più vicino a "flessibile" ed "in evoluzione" che alla parola "pericoloso". Ero stanca della miseria intorno a me. Esausta di salutare le persone e di vedere quella smorfia imbronciata dire "Si tira avanti, dai…". Peggio ancora, assistere alla superbia inaudita di chi, con una macchina sotto le chiappe, un cellulare in tasca, il pacchetto di sigarette pieno, la credenza e il frigo stipati, la casa riscaldata e un armadio straripante, mentre sorseggia un drink ti guarda e ti descrive per ore quanto la vita sia dura con lei, la sua lotta con la sopravvivenza, il suo tortuoso percorso.
Non erano le cose a ferirmi. Era la mancanza di gratitudine, che era entrata a far parte del mio DNA nei mie sette anni in Grecia. Quando vivi un popolo che nel bene o nel male ringrazia Dio come intercalare ogni cosa che succede, dalla macchina che va in moto alla tredicesima che entra anche con qualche settimana di ritardo non può che contagiarti e farti realizzare come già solo il fatto di essere nata in una parte di mondo dove si può essere quello che si vuole è la benedizione più alta che si possa ricevere.
A ferirmi era l'eterna ipocrisia di tutta questa gente impegnata a coltivare il proprio orticello per cui "vai di moda" solo se ha qualcosa da guadagnare da te. Dove i le relazioni interpersonali sono un fast food sentimentale, dove arrivi ti abbuffi e te ne vai senza nemmeno curarti di buttare via l'immondizia.
Quando mi sono trovata vittima come tanti del sistema della "crisi" che  licenzia senza alcun preavviso che tanto di offerta ce n'è tanta, avendo già vissuto la crisi quella vera, quella della Grecia dove la gente che aveva il frigo vuoto sorrideva ancora e non circolava con telefoni d'ultimissima generazione o si sparava settimane in villaggio, ho deciso che non volevo stare a quel gioco malato e che mi sarei costruita una vita d'uscita.
Invece di accettare altre allettanti proposte di lavoro, ho deciso di investire in qualcosa di mio.
Così è nata Knit Ads& Communication.
Una piccola, per scelta, agenzia di Marketing e comunicazione, che ha come principio di base la cooperazione. Volendo dimostrare alle persone che crisi significa opportunità. Che la paura va vinta e che  la tempesta si può affrontare e la soluzione non è chiudersi a guscio nella propria comfort zone ma rischiare, come abbiamo fatto noi. 
Ci siamo rimessi sui libri, studiando materie che non ci appartenevano propriamente e siamo fieri di poter affermare di aver realizzato una realtà unica nel suo genere. Non ci interessa il "fast cash". Non abbiamo pacchetti ma studiamo soluzioni su misura per la realtà con cui veniamo in contatto. Ci siamo permessi il lusso di sceglierci i clienti perché guadagnare senza criterio ci avrebbe comunque omologato a tutti gli altri. Abbiamo scelto di seguire realtà creative ed in evoluzione.

Dopo i primi progetti abbiamo iniziato a percepire una "stabilizzazione". Cercavamo idee, ma non è semplice andare a caccia di nuove idee in un piccolo mondo antico. Ed inoltre, c'era sempre quello specchio.
Quello a cui una volta davanti si è posta la domanda da un milione di dollari: ma io cosa voglio dalla vita?
La risposta è uscita sorridendo: Non ne ho la più pallida idea!
Però so cosa non voglio.
Non voglio più essere un automa che trascorre la propria vita alla ricerca dell'infelicità. Non voglio più accumulare cose che riempiano buchi lasciati da affetti di facciata. Non voglio più indossare marchi che dicano chi sono, perché trovo il mio essere speciale nella mia individualità non nell'appartenere ad un gruppo. Non voglio più svegliarmi la mattina chiedendomi: che ci faccio ancora qui? Non voglio più lavoro che mi carichi di stress e che i miei momenti felici siano scanditi da ferie e Weekends. Passerò otto ore al giorno, cinque o sei giorni su sette per la maggior parte della mia vita lavorando, voglio che almeno non sia tempo rimpianto. Non voglio invecchiare prima di vedere il mondo e salire su di un aereo piena di paure e di pregiudizi. Non voglio più rispondere alle persone che va bene solo per circostanza.  Non voglio più il nuovo Iphone fino a che il mio continuerà ad andare anche se me lo propongono a 30 euro al mese. Non voglio una macchina. Non voglio nuovi vestiti.

Così ci sono voluti sei mesi, Knit Ads & Com è decollato e finalmente, è arrivata la risposta alla richiesta cosmica di un calderone di idee in cui tuffarsi a capofitto. Si chiama Hubud ed è collocato in quel piccolo paradiso terrestre chiamato Bali. Ma che cos'è questa struttura di Bamboo immersa nelle risaie che ha all'attivo ben 250 membri da tutto il mondo? Hubud è l'isola che non c'è per tutti quelli che come noi cercano i propri simili. Gente con cui condividere le proprie idee, da fermare in cortile e a cui chiedere un parere. Un posto dove dire: sono qui per imparare. Insegnatemi tutto quello che sapete.
Un mondo magico dove la creatività è libera di essere e nulla la ostacola. Anche perché, qui il life style ti impedisce di curarti di qualsiasi altra  cosa. Se prima dovevo dividermi fra: Lavoro, Casa, Hobbies, Lavatrici, Produzione di Cibo, etc. Qui nulla è un dovere tutto è un optional. Soprattutto per chi come noi, vive qui con "stipendi occidentali".
Ma dedicherò diversi post alla vita sull'isola mostrandone i pro e i contro con tutta l'onestà e la trasparenza che mi ha sempre contraddistinto.

Un'altra scelta c'è. Un'altra strada.
In questo blog verranno raccontate molte storie, di gente che ha scelto una strada "diversa". Senza essere milionari.
Basta avere gratitudine ed essere consapevoli di appartenere alla bassissima percentuale di persone realmente ricche. Perché se stai leggendo quest'articolo, probabilmente dal tuo comodo divano nel tuo riscaldato appartamento dal tuo pc, o Mac o smartphone allora smetti di autocommiserarti, prendi in mano la tua vita. Tu ne sei l'artefice nessun altro.
Guardati allo specchio e chiediti: per cosa sono disposto a combattere con tutto me stesso? Per cosa sono capace di sentirmi dare del folle e tuttavia sorridere? Ma soprattutto: quando è stata l'ultima volta che ho fatto qualcosa per la prima volta?
Ed è così che comincia la ricerca della felicità.


" Poi la strada la trovi da te che porta all'isola che non c'è".