Tic Tac Tic Tac Tic
Tac. La nostra vita è suddivisa da tre piccole lancette che si rincorrono su di
un quadrante. Sessanta, Sessanta, Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno,
Trecentosessantacinque, Dodici, Numero non definito.
La nostra vita
sembra un'equazione. Forse è proprio per aver sviscerato la concezione di tempo
e le possibilità di ogni essere umano suddivise prima per Decade, poi per
Lustro ed infine ad anno che tutto ci appare sempre una sfida alle lancette.
Una corsa a chi arriva prima, noi o il tempo, alla stessa meta.
C'è un tempo per
ogni cosa ed ogni cosa a suo tempo, dicono. Chi ha tempo non aspetti tempo, il
tempo è un galantuomo. Quanti modi di dire, quanta saggezza nascosta indietro al concetto del
tempo.
Eppure, c'era un
tempo (e questa concedetemela) in cui i giorni erano più lunghi, le ore
diluite, le stagioni cicliche e i rapporti eterni. Quel tempo c'è ancora, in
buona parte di un continente antico dai cicli perenni chiamato Asia. Quanto ha
realmente cambiato la nostra vita aver sviscerato la questione del tempo?
Non mi ero mai posta
questo quesito, fino a quando mi sono trovata a trascorrere settimane nella
città dal tempo di Gomma. A detta di chi c'è stato prima ma anche scritto negli
occhi della fauna Expat locale, Ubud è una terra di Lotofagi.
"Ubud è
collosa" mi ha detto nella prima settimana di permanenza una ragazza
americana conosciuta ad Hubud, "più tempo ci passi più ti si appiccica
dentro. Non te ne rendi veramente conto, non capisci quante settimane sono
passate se non per il rinnovo del visto, tutto sembra essere eterno. Quando
sono tornata a casa, a DC, ho resistito tre mesi. Poi ho rifatto la valigia e
sono ripartita. Non avevo nulla da fare."
Forse per la mia
ingordigia geografica oppure per le
lezioni prese in passato sulle parole "a tempo indeterminato" ma non
mi sento in grado di definire quanto ancora mi resta da trascorrere su
quest'isola. Tuttavia, più passano i giorni e le settimane più capisco come
tanta gente abbia deciso di lasciare il mondo occidentale e visitarlo pochi
mesi l'anno. Non mi sento pronta a dire che lo fare, ma mi sento perfettamente
in grado di capire le sinapsi che li hanno portati a compiere questa scelta.
Treat yourself.
Che frase magica,
talmente antica da suonare anacronistica eppure nessuno la utilizza più.
Quando è stata
l'ultima volta che ci si è dedicati del tempo?
Che si è chiuso il
mondo fuori facendo quello che amiamo veramente?
Esattamente, tu, che
mi stai leggendo, cosa faresti SE dovresti farti un regalo?
Un anno fa, quando
la mia vita era concentrata sulle frazioni più infime della sua catalogazione per riuscire a fare tutto, se mi avessero posto questa domanda avrei
iniziato una lista infinita di cose da fare, attività da praticare, buoni
propositi per l'anno in arrivo.
Questo perché,
paradossalmente, più si deframmenta meno si gioisce del tempo. Avete mai
pensato a quanto tempo effettivo serve, per effettuare un lavoro e quanto ne
utilizzate? Prendete un progetto ed analizzate. Vi assicuro che sarà una
sorpresa la quantità di tempo smarrito nel mentre. Cazzeggio, pensieri sparsi,
rivalutazione degli obbiettivi, attese, scelte titubanti. Tutto tempo che non
tornerà più.
A cui sommiamo
ansia, preoccupazioni ed impazienza.
Perché abbiamo tempo
da perdere al PC, sui Social Networks, in Forum, uscendo con "amici"
di cui abbiamo sempre qualcosa da ridire oppure seguendo "passioni"
alle quali apportiamo sempre un mare di critiche e non abbiamo tempo per concederci
un'ora secondo i nostri più onesti desideri? Perché non abbiamo il tempo per
aprire un libro che vogliamo leggere da tempo, fare lezione di Yoga o meditare,
preparare una cenetta romantica per la persona che diciamo di amare oppure
trascorrere un Weekend in famiglia?
Perché deframmentare
il tempo ci ha reso la società del Fast Food. Ciàpa Su, direbbe Paolini citando
uno dei suoi migliori spettacoli. Siamo di fretta su tutto partendo dal cibo
che dev'essere rapido e di veloce consumo, facile digestione e senza dubbio senza
OGM, siamo pur sempre la generazione delle contraddizioni.
I mezzi di trasporto
devono essere perfettamente sincronizzati e rapidi di modo da non farci perdere
un solo minuto della nostra pausa caffè prima di attaccare oppure la sigaretta
inalata voracemente prima di salire in treno senza perderne nemmeno un tiro. Le
macchine devono assolutamente ottimizzare il nostro tempo, quindi il nostro
telefono funge anche da PC, Macchina fotografica e Registratore, così i
messaggi vengono registrati e programmati, le chiamate partono con un solo
comando vocale, scattiamo un'immagine non tanto per i ricordi ma per catalogare
i volti delle persone della nostra rubrica spesso con un sorriso cordiale e
sforzato.
Come unica
inevitabile conseguenza, i rapporti interpersonali hanno la medesima
deframmentazione.
Ci si conosce per
caso e la prima mossa è quella di cercarsi sui Social e studiare la
"cartella" di chi abbiamo di fronte. Un modo rapido ed indolore per
capire se la persona in questione è di nostro gradimento a livello ideologico,
politico, zodiacale, musicale, cinematografico e gastronomico. Una volta
spuntata la lista, si decide di dare possibilità solo a persone che superano
questo primo test attitudinale, non si può certo perdere tempo! Di li in poi
c'è poco da scoprire e per quel poco basta semplicemente fare due passi nella
vita dell'altra persona, una volta invitati. Si perché nonostante nessuno abbia
MAI tempo per le cose e le persone che ama, trova SEMPRE il tempo di dire
quella parola in più e di mettere in evidenza cose che magari avresti
desiderato scoprire da te se davvero ce ne fosse stata necessità. Questo tempo,
per fortuna che era un galantuomo. Invece no! E' un maledetto elefante con una
memoria storica ineguagliabile che tutte quelle minchiate che hai fatto
pensando: massì sono giovane libero e felice, chi se ne frega! Eh no, vengono
registrate, catalogate e riproposte (spesso amplificate) proprio nel momento in
cui senti che la tua vita non è mai andata meglio. Ma è la vita e volendo
essere Jungiani, non contano gli ostacoli ma il modo in cui ci si approccia e
le ferite che permettiamo loro di infliggerci. Per cui, chi ha tempo, decide di impegnarcelo e continuare comunque in questa impresa.
Di li in poi, non resta altro
che costruire, da zero e sicuramente non saranno tutti giorni di sole.
Costruire, con la
crisi che c'è chi se lo può permettere? Meglio affittare no?
Si perché i cuori di
oggi, sono spesso in affitto che non si sa mai. Magari il lavoro va bene e ti
potrai permettere di meglio oppure vinci la lotteria, anche se non giocherai
mai, magari c'è uno Zio d'America pronto a sconvolgerti la vita con un'eredità
inaspettata. Fatto sta, che di costruire, mica se la sente più nessuno. Ed in
effetti, ma chi te lo fa fare! Chi compra un maiale per due fette di salame?
Chi rischia la bancarotta per una casetta su misura? Che poi si sa mica che
succede, metti che il compagno di viaggio si stufi, o ti stufi tu, o passa di
meglio… Dio quanto di meglio c'è la fuori!
Pensieri pensieri
pensieri.
Tic Tac Tic Tac Tic
Tac.
Sessanta, Sessanta,
Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno, Trecentosessantacinque, Dodici,
Numero non definito.
Intanto le lancette
non si sono fermate. Nessuna pausa, peggio di catene di montaggio Cinesi!
Tra un pensiero e
l'altro, tra un fast food e l'altro, fra un volto e l'altro tante piccole linee
si accumulano. Si chiamano rughe e sono i segni della vita che ti passa
addosso. Tante piccole formichine che ti camminano addosso ogni giorno, ma tu
non te ne accorgi: stai ancora cercando di decidere qual è il momento giusto,
la persona giusta, la vita più bella, lo stato migliore, il fisico perfetto.
Non sei pronto, non
lo sei mai e mai lo sarai. Non ti sentirai mai in grado di fare quel gradino in
più, di licenziarti dal lavoro che dici di odiare perché non sai come potresti
poi pagare le rate delle cose che hai preso e di cui ti rendi conto di non avere
nemmeno più bisogno, di usare la parola "per sempre" con una persona
che ci fa scappare qualche battito in più e sentite le farfalle nello stomaco
nonostante i litri di pesticida ingurgitati, di avere figli in questo mondo
instabile, di maturare.
Tic Tac Tic Tac Tic
Tac.
Sessanta, Sessanta,
Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno, Trecentosessantacinque, Dodici,
Numero non definito.
Nel mondo del tempo
di gomma, a nessuno importa se l'appuntamento sarà alle due o alle quattro e
quanto durerà. Gli abbracci, anche fra due estranei alla fine di una session di
Yoga, non sono di circostanza, ma è un passare atomi dalla pancia dell'uno alla
pancia dell'altro. I locali non danno appuntamenti più definiti di
"domani" o "fra qualche ora". Faranno quello che dovranno
fare ma con tutta la calma del caso, perché avere fretta? Se vai da una
parrucchiera il servizio include un lungo massaggio in fase di shampoo ed
asciugatura. Se vai a fare una ceretta non uscirai dal centro senza un lungo
massaggio agli oli ed una pedicure include sempre riflessologia. Il the viene
sempre offerto, con biscotti e zenzero stagliuzzato con arte. I piatti anche
nei ristoranti da meno di due euro a pasto, vengono presentati con abbinamenti
di colore.
I Balinesi perdono
tempo, tanto tempo, a sorridere. Fra di loro quando li guardi di nascosto. A
te, che tu sia un cliente o un passante. I Balinesi perdono tempo. Ti chiedono
come stai e dove vai, perché da loro così si usa. Alla fine e spesso durante di
ogni cena, ceretta, shampoo, giro in taxi o qualsiasi servizio fruibile ti
chiederanno come va, se è abbastanza, se sei felice. La loro vita è fatta di
celebrazioni, le loro celebrazioni sono fatte di vita, di colori e di sorrisi.
Il loro tempo è finito quanto lo è il nostro, ma vivono come se avessero nove
vite come i gatti. Non hanno mai fretta, si prendono tempo per qualsiasi
azione, addirittura alzarsi dal marciapiede e mettersi in marcia. Si sposano,
nonostante vivano in un isola che conti più anni di fame che di benessere e
fanno figli. Quando passi davanti alle loro piccole comunità i bambini
rincorrono i polli in cortile e si arrampicano sugli alberi, come un tempo.
Tic Tac Tic Tac Tic
Tac.
Sessanta, Sessanta,
Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno, Trecentosessantacinque, Dodici,
Numero non definito
Non sono un popolo
perfetto, non siamo un popolo marcio.
Siamo errori,
commettiamo umani.
Quest'anno, come
detto e ripetuto, non festeggerò il Natale. Celebrerò tuttavia, altre
celebrazioni, scandite dalle mie lancette e dalla mia meridiana.
A tutti voi che vi
preparate a seguire il calendario tradizionale, auguro di tutto cuore un Felice
Natale.
Vi auguro di trovare
sotto l'albero uno specchio che vi faccia capire dove siete e chi avete
intorno, una bussola per trovare la via anche nelle notti senza luna e compagni
di viaggio che sappiano donarvi solo sorrisi sinceri che partono dall'anima e
ti si tatuano dentro.
Se volete davvero
fare la differenza, donate il vostro tempo. Tutto il resto è merce deperibile e
svenduta ai nostri tempi.
Buon Natale a tutti
voi!