lunedì 22 dicembre 2014

Alla ricerca del tempo perduto. (War is over.)

Tic Tac Tic Tac Tic Tac. La nostra vita è suddivisa da tre piccole lancette che si rincorrono su di un quadrante. Sessanta, Sessanta, Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno, Trecentosessantacinque, Dodici, Numero non definito.

La nostra vita sembra un'equazione. Forse è proprio per aver sviscerato la concezione di tempo e le possibilità di ogni essere umano suddivise prima per Decade, poi per Lustro ed infine ad anno che tutto ci appare sempre una sfida alle lancette. Una corsa a chi arriva prima, noi o il tempo, alla stessa meta.
C'è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa a suo tempo, dicono. Chi ha tempo non aspetti tempo, il tempo è un galantuomo. Quanti modi di dire, quanta  saggezza nascosta indietro al concetto del tempo.
Eppure, c'era un tempo (e questa concedetemela) in cui i giorni erano più lunghi, le ore diluite, le stagioni cicliche e i rapporti eterni. Quel tempo c'è ancora, in buona parte di un continente antico dai cicli perenni chiamato Asia. Quanto ha realmente cambiato la nostra vita aver sviscerato la questione del tempo?
Non mi ero mai posta questo quesito, fino a quando mi sono trovata a trascorrere settimane nella città dal tempo di Gomma. A detta di chi c'è stato prima ma anche scritto negli occhi della fauna Expat locale, Ubud è una terra di Lotofagi.
"Ubud è collosa" mi ha detto nella prima settimana di permanenza una ragazza americana conosciuta ad Hubud, "più tempo ci passi più ti si appiccica dentro. Non te ne rendi veramente conto, non capisci quante settimane sono passate se non per il rinnovo del visto, tutto sembra essere eterno. Quando sono tornata a casa, a DC, ho resistito tre mesi. Poi ho rifatto la valigia e sono ripartita. Non avevo nulla da fare."
Forse per la mia ingordigia geografica  oppure per le lezioni prese in passato sulle parole "a tempo indeterminato" ma non mi sento in grado di definire quanto ancora mi resta da trascorrere su quest'isola. Tuttavia, più passano i giorni e le settimane più capisco come tanta gente abbia deciso di lasciare il mondo occidentale e visitarlo pochi mesi l'anno. Non mi sento pronta a dire che lo fare, ma mi sento perfettamente in grado di capire le sinapsi che li hanno portati a compiere questa scelta.
Treat yourself.
Che frase magica, talmente antica da suonare anacronistica eppure nessuno la utilizza più.
Quando è stata l'ultima volta che ci si è dedicati del tempo?
Che si è chiuso il mondo fuori facendo quello che amiamo veramente?
Esattamente, tu, che mi stai leggendo, cosa faresti SE dovresti farti un regalo?
Un anno fa, quando la mia vita era concentrata sulle frazioni più infime della  sua catalogazione per riuscire a fare tutto, se mi avessero posto questa domanda avrei iniziato una lista infinita di cose da fare, attività da praticare, buoni propositi per l'anno in arrivo.
Questo perché, paradossalmente, più si deframmenta meno si gioisce del tempo. Avete mai pensato a quanto tempo effettivo serve, per effettuare un lavoro e quanto ne utilizzate? Prendete un progetto ed analizzate. Vi assicuro che sarà una sorpresa la quantità di tempo smarrito nel mentre. Cazzeggio, pensieri sparsi, rivalutazione degli obbiettivi, attese, scelte titubanti. Tutto tempo che non tornerà più.
A cui sommiamo ansia, preoccupazioni ed impazienza.
Perché abbiamo tempo da perdere al PC, sui Social Networks, in Forum, uscendo con "amici" di cui abbiamo sempre qualcosa da ridire oppure seguendo "passioni" alle quali apportiamo sempre un mare di critiche e non abbiamo tempo per concederci un'ora secondo i nostri più onesti desideri? Perché non abbiamo il tempo per aprire un libro che vogliamo leggere da tempo, fare lezione di Yoga o meditare, preparare una cenetta romantica per la persona che diciamo di amare oppure trascorrere un Weekend in famiglia?
Perché deframmentare il tempo ci ha reso la società del Fast Food. Ciàpa Su, direbbe Paolini citando uno dei suoi migliori spettacoli. Siamo di fretta su tutto partendo dal cibo che dev'essere rapido e di veloce consumo, facile digestione e senza dubbio senza OGM, siamo pur sempre la generazione delle contraddizioni.
I mezzi di trasporto devono essere perfettamente sincronizzati e rapidi di modo da non farci perdere un solo minuto della nostra pausa caffè prima di attaccare oppure la sigaretta inalata voracemente prima di salire in treno senza perderne nemmeno un tiro. Le macchine devono assolutamente ottimizzare il nostro tempo, quindi il nostro telefono funge anche da PC, Macchina fotografica e Registratore, così i messaggi vengono registrati e programmati, le chiamate partono con un solo comando vocale, scattiamo un'immagine non tanto per i ricordi ma per catalogare i volti delle persone della nostra rubrica spesso con un sorriso cordiale e sforzato.
Come unica inevitabile conseguenza, i rapporti interpersonali hanno la medesima deframmentazione.
Ci si conosce per caso e la prima mossa è quella di cercarsi sui Social e studiare la "cartella" di chi abbiamo di fronte. Un modo rapido ed indolore per capire se la persona in questione è di nostro gradimento a livello ideologico, politico, zodiacale, musicale, cinematografico e gastronomico. Una volta spuntata la lista, si decide di dare possibilità solo a persone che superano questo primo test attitudinale, non si può certo perdere tempo! Di li in poi c'è poco da scoprire e per quel poco basta semplicemente fare due passi nella vita dell'altra persona, una volta invitati. Si perché nonostante nessuno abbia MAI tempo per le cose e le persone che ama, trova SEMPRE il tempo di dire quella parola in più e di mettere in evidenza cose che magari avresti desiderato scoprire da te se davvero ce ne fosse stata necessità. Questo tempo, per fortuna che era un galantuomo. Invece no! E' un maledetto elefante con una memoria storica ineguagliabile che tutte quelle minchiate che hai fatto pensando: massì sono giovane libero e felice, chi se ne frega! Eh no, vengono registrate, catalogate e riproposte (spesso amplificate) proprio nel momento in cui senti che la tua vita non è mai andata meglio. Ma è la vita e volendo essere Jungiani, non contano gli ostacoli ma il modo in cui ci si approccia e le ferite che permettiamo loro di infliggerci. Per cui, chi ha tempo, decide di impegnarcelo e continuare comunque in questa impresa.
Di li in poi, non resta altro che costruire, da zero e sicuramente non saranno tutti giorni di sole.
Costruire, con la crisi che c'è chi se lo può permettere? Meglio affittare no?
Si perché i cuori di oggi, sono spesso in affitto che non si sa mai. Magari il lavoro va bene e ti potrai permettere di meglio oppure vinci la lotteria, anche se non giocherai mai, magari c'è uno Zio d'America pronto a sconvolgerti la vita con un'eredità inaspettata. Fatto sta, che di costruire, mica se la sente più nessuno. Ed in effetti, ma chi te lo fa fare! Chi compra un maiale per due fette di salame? Chi rischia la bancarotta per una casetta su misura? Che poi si sa mica che succede, metti che il compagno di viaggio si stufi, o ti stufi tu, o passa di meglio… Dio quanto di meglio c'è la fuori!

Pensieri pensieri pensieri.

Tic Tac Tic Tac Tic Tac.
Sessanta, Sessanta, Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno, Trecentosessantacinque, Dodici, Numero non definito.

Intanto le lancette non si sono fermate. Nessuna pausa, peggio di catene di montaggio Cinesi!
Tra un pensiero e l'altro, tra un fast food e l'altro, fra un volto e l'altro tante piccole linee si accumulano. Si chiamano rughe e sono i segni della vita che ti passa addosso. Tante piccole formichine che ti camminano addosso ogni giorno, ma tu non te ne accorgi: stai ancora cercando di decidere qual è il momento giusto, la persona giusta, la vita più bella, lo stato migliore, il fisico perfetto.
Non sei pronto, non lo sei mai e mai lo sarai. Non ti sentirai mai in grado di fare quel gradino in più, di licenziarti dal lavoro che dici di odiare perché non sai come potresti poi pagare le rate delle cose che hai preso e di cui ti rendi conto di non avere nemmeno più bisogno, di usare la parola "per sempre" con una persona che ci fa scappare qualche battito in più e sentite le farfalle nello stomaco nonostante i litri di pesticida ingurgitati, di avere figli in questo mondo instabile, di maturare.


Tic Tac Tic Tac Tic Tac.
Sessanta, Sessanta, Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno, Trecentosessantacinque, Dodici, Numero non definito.

Nel mondo del tempo di gomma, a nessuno importa se l'appuntamento sarà alle due o alle quattro e quanto durerà. Gli abbracci, anche fra due estranei alla fine di una session di Yoga, non sono di circostanza, ma è un passare atomi dalla pancia dell'uno alla pancia dell'altro. I locali non danno appuntamenti più definiti di "domani" o "fra qualche ora". Faranno quello che dovranno fare ma con tutta la calma del caso, perché avere fretta? Se vai da una parrucchiera il servizio include un lungo massaggio in fase di shampoo ed asciugatura. Se vai a fare una ceretta non uscirai dal centro senza un lungo massaggio agli oli ed una pedicure include sempre riflessologia. Il the viene sempre offerto, con biscotti e zenzero stagliuzzato con arte. I piatti anche nei ristoranti da meno di due euro a pasto, vengono presentati con abbinamenti di colore.
I Balinesi perdono tempo, tanto tempo, a sorridere. Fra di loro quando li guardi di nascosto. A te, che tu sia un cliente o un passante. I Balinesi perdono tempo. Ti chiedono come stai e dove vai, perché da loro così si usa. Alla fine e spesso durante di ogni cena, ceretta, shampoo, giro in taxi o qualsiasi servizio fruibile ti chiederanno come va, se è abbastanza, se sei felice. La loro vita è fatta di celebrazioni, le loro celebrazioni sono fatte di vita, di colori e di sorrisi. Il loro tempo è finito quanto lo è il nostro, ma vivono come se avessero nove vite come i gatti. Non hanno mai fretta, si prendono tempo per qualsiasi azione, addirittura alzarsi dal marciapiede e mettersi in marcia. Si sposano, nonostante vivano in un isola che conti più anni di fame che di benessere e fanno figli. Quando passi davanti alle loro piccole comunità i bambini rincorrono i polli in cortile e si arrampicano sugli alberi, come un tempo.


Tic Tac Tic Tac Tic Tac.
Sessanta, Sessanta, Ventiquattro, fra i Ventotto e i Trentuno, Trecentosessantacinque, Dodici, Numero non definito

Non sono un popolo perfetto, non siamo un popolo marcio.
Siamo errori, commettiamo umani.

Quest'anno, come detto e ripetuto, non festeggerò il Natale. Celebrerò tuttavia, altre celebrazioni, scandite dalle mie lancette e dalla mia meridiana.
A tutti voi che vi preparate a seguire il calendario tradizionale, auguro di tutto cuore un Felice Natale.
Vi auguro di trovare sotto l'albero uno specchio che vi faccia capire dove siete e chi avete intorno, una bussola per trovare la via anche nelle notti senza luna e compagni di viaggio che sappiano donarvi solo sorrisi sinceri che partono dall'anima e ti si tatuano dentro.

Se volete davvero fare la differenza, donate il vostro tempo. Tutto il resto è merce deperibile e svenduta ai nostri tempi.


Buon Natale a tutti voi! 

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