mercoledì 26 novembre 2014

Quando sei a Roma, fai il Romano

Ci sono poche magiche regole che ti permettono di sopravvivere in qualsiasi angolo di mondo ti trovi senza rischiare stupidamente traumatiche esperienze che ti tramuteranno da Indiana Jones ad un essere in simbiosi con il divano. Se dovessimo esprimerle con un banale diagramma di quelli che ci facevano costruire da bambini, potremmo tranquillamente raggrupparle sotto la parola magica: buonsenso.
Sembra la cosa più banale del mondo, eppure è quella qualità speciale che traccia la linea di confine tra il turista ed il viaggiatore.
 Il turista, non disponendo di questa dote dalla nascita si trova obbligato ad acquistare dei pacchetti vacanza che ne includano una buona dose. Per ciò le strutture dedicate ad essi sono solitamente costruite su misura per "proteggere" gli ospiti da qualsiasi eventuale disagio, gestite da personale in grado di far sentire l'ospite "a casa" anche se per parte di loro significa mangiare la pasta al dente ed avere un buon espresso dopo aver fatto il bagno a Phuket. Non abbiatene a male, in una delle mie tante vite ho avuto modo di lavorare nel settore turistico e giustamente ognuno viaggia come meglio si sente. La mia è un'imparziale osservazione da quel meraviglioso acquario che è la vita e vuole essere un bugiardino per tutti coloro che per il prossimo viaggio decideranno di appartenere alla seconda categoria: i viaggiatori. Un viaggiatore solitamente gira con lo zaino in spalla. Non è uno status e nemmeno una moda. Si è regalato il lusso di non sapere esattamente cosa lo aspetta. Certo avrà letto Lonely Planet in tutte le lingue, ingurgitato pagine di Wikipedia e letto forum di Expat per ore, tuttavia non ha scelto il pacchetto all inclusive e sa che comunque vada sarà una sorpresa, nel bene e nel male. Non  ci sarà un "tour guy" ad aspettarlo e probabilmente dovrà camminare fino a contrattare un mezzo accettabile per raggiungere la meta. Un viaggiatore sa che del cash in tasca ti salva sempre, così come un sorriso e risposte cortesi.
Prima di partire farà bene a farsi vaccinare, senza eccedere però nell'allarmismo italiano. Non dimentichiamo che vivere in case disinfettate, con il liquido disinfettante per le mani in borsa (che non serve a niente e se volete vi spiego pure il perché), lavare le verdure in Amuchina e restituire la portata se il piatto non profuma di limone è una caratteristica occidentale. Ed avendo avuto un discreto passato nelle cucine di bar, pub e ristoranti, vi assicuro che è igienicamente più affidabile un dolcetto di cocco e burro di cacao servito su di una foglia di palma che una pizza profumatamente pagata in molti ristoranti.
Con questo non dico di lanciarsi in qualsiasi folle avventura culinaria!
Ma una volta vaccinati per l'Epatite alimentare e con qualche accorgimento non c'è bisogno di cercare il ristorante italiano per poi dire a tutti che la pasta e la pizza la sappiamo fare solo a casa!
Evitare innanzitutto cibi poco cotti o crudi in posti dalla dubbia igiene non è una stupida idea, soprattutto se vi accingete a mangiare carne, pesce, uova o latticini. In tal caso, controllate che tutto sia ben cotto, evitando così spiacevoli notti bianche o altrimenti c'è sempre la soluzione "verde"!
Soprattutto per chi parte con destinazione Asia, preferire una "dieta" vegetariana è il metodo migliore per non incorrere in imprevisti. La frutta e la verdura se andate a male in primis, fanno schifo. Secondo, anche se ve le propinassero, il massimo che ne otterreste sarebbe un attacco di diarrea entro 8-12 ore, di cui occidentali, in salute e pieni di vitamine e sostanze nutritive come una bustina di Multicentrum, non ci muore. Magari ci cala un po' la pancia, che più passa il tempo più è per me una vera e propria vergogna, perché mi ricorda che appartengo a quella bassa percentuale che non sta morendo di fame e che anche oggi non ho fatto nulla per aiutare il resto. Già aver raggiunto il livello di non immedesimare più la bellezza nella privazione e nella perfezione puramente occidentale, è un dono di cui sono grata, a quest'isola e soprattutto alla mia meravigliosa insegnante di Yoga.
Una volta risolto il problema di alimentarsi e di idratarsi, provare tutto basta che sia in bottiglia sigillata, se volete entrare nel mood della realtà in cui vi trovate: guardatevi intorno.
Non è una banalità ma dove voi siete c'è gente che ci sta da tanto tempo e quando un locale è stipato ogni giorno giorno e notte un motivo ci sarà. Osservate altre mozzarelle occidentali come voi: di cosa si cibano, come si idratano, come si comportano. A meno che non vi siate imbattuti in uno stormo di Australiani  Adolescenti Alcolizzati seguiteli senza remore: godono di ottima salute, sono in forma, hanno lo sguardo rilassato. Sembrano un'ottima bussola. Gli Expat sono sempre facilmente identificabili: non guardano in giro con lo sguardo fra l'ebete e l'infinito (tranne la sottoscritta che si innamora ogni giorno di uno scorcio diverso) hanno a malapena un borsello per quel po' che serve per muoversi e mangiare e se vi trovate ai tropici saranno discretamente abbronzati. Osservare le loro attività vi aiuterà sicuramente a programmare le vostre in sintonia con il nuovo mondo che vi circonda.
Anche la vita dei locali potrà sicuramente dare ottimi consigli su come affrontare la nuova realtà.
Ovviamente in Italia dal clima mite sia d'estate che d'inverno creare delle routine lavorative da cinque giorni a settimana, otto ore al giorno, una pausa pranzo, mesi caldi off ha il suo senso.
Quando già ci si sposta più a sud i ritmi cambiano e non sempre ha a che fare con l'indole "pigra" degli altri popoli in confronto alla nostra superiorità. Clima, a volte è clima.
Quando mi sono trasferita a Rodi l'anno scorso, ho scoperto la necessità di una lunga siesta pomeridiana.

Se il termometro raggiunge i 42° essere operativi diventa particolarmente complesso, così si scopre che i ritmi di una volta sono sempre stati sensati. Una cosa che si nota a Bali, è che non c'è una vera e propria ora della siesta. I locali lavorano costantemente e riposano costantemente. Non è un ossimoro in questo angolo di mondo.
I Balinesi sono a risparmio energetico.
Essendo una popolazione prettamente agricola sono sempre stati abituati a lavori molto fisici e a sfidare le condizioni climatiche adattandosi facilmente alla stagione secca così come all'umida.
Tuttavia, per combattere l'estremo caldo tropicale, quando sono stanchi si fermano, si siedono o stendono e riposano. Dormono proprio! Sotto gli alberi, sui pick up, ovunque ci sia un angolo di quiete e ombra. Non è raro incontrare donne portare pesanti carriole in salita per costruire nuove case o trasportare in testa, com'è tradizione qui, qualsiasi peso o oggetto. Si muovono lentamente, fanno soste se necessario, prendono il loro tempo e se non hanno niente da fare, dormono.
Da curiosa osservatrice mi dico: ma chi sbaglia dei due? Forse noi che viviamo come trottole in continua lotta con le lancette e a fine mese ci troviamo che abbiamo pagato cifre astronomiche, dormito poco, mangiato male e viviamo nella costante insoddisfazione oppure loro, che vivono con tempi biblici qualsiasi azione ma sorridono a chiunque incontrano per strada?
Sarebbero talmente vaste le considerazioni antropologiche ed i risvolti di mentalità da analizzare per poter dare una risposta che da viaggiatrice, mi regalo il lusso di mettere nello zaino quello che mi piace e mi aiuta a crescere. Fino ad ora, questo ritmo lento e sacro che scandisce la vita di chi abita in questa cittadina, posso dire che su di me ha avuto effetti benefici e che anche passando meno ore al PC di quanto non facessi in Italia, quelle che passo sono altamente produttive.
Ed ora in arrivo la domanda che assilla ogni viaggiatore su questa terra: quando torni?
Ma la risposta giusta è: torno? O forse dopo del tempo immerso in un mondo che per noi è fantasia con la maggior parte della gente dovremmo ristringerci la mano e ricominciare?
Per questo, come in un quadro astratto, per vedere l'immagine in tutto il suo senso a volte bisogna fare qualche passo indietro.
Chi c'è, chi è con te ogni singolo passo, anche se a continenti di distanza.
Chi non c'è ha finito il suo tempo.
Ed ogni viaggiatore sa, lasciare andare con grazia tutto ciò che non era destinato a se'.

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