domenica 30 novembre 2014

Perché gli occidentali stridono sempre?

I miei titoli lo so, sono spesso una provocazione. Ma per quanto sette anni di Grecia m'abbiano resa meno occidentale della maggior parte di chi legge questo blog, più passo tempo su quest'isola più metto in saccoccia cibo per la mente, da metabolizzare poco alla volta, con i ritmi che ci sono qui.
Bali è un piccolo mondo antico, che era in perfetto equilibrio prima del nostro arrivo.
La questione che mi verrà subito mossa: e sticazzi! Se non ci fossimo arrivati noi mica li facevano tutti questi soldi a vendere sovrapprezzo a noi bianchi spocchiosi! Mica si sarebbero fatti tutte quelle stanze intorno al tempio di famiglia da affittare. Probabilmente non avrebbero tutte queste opportunità e sarebbero ancora degli straccioni.
E' vero, per noi abituati agli ambienti inodori e alle strade pulite ed ai bambini puliti che giocano con i giocattoli bolliti dalle mamme affettuose in nome del "VADE RETRO GERME!" tutto questo fa un certo che. Come detto infinite volte, aver vissuto la Grecia quella vera, parecchio distante dalla versione confezionata per i villaggi, vi assicuro che questa realtà è quasi dietro casa. Magari non così amplificata ma poco ci manca.
Quando ti rendi conto che la maggior parte della gente che incontri guadagna più di te eppure continua a girare con infradito e si siede a mangiare per terra, le nostre abitudini occidentali ci fanno urlare:
Uah! Che incivili!!!
Incivili. In questi due giorni in cui ho girato l'isola la parola che vagliavo e rimasticavo era proprio "incivili".
Incivile è un popolo che per mangiare usa le foglie di Banano o di Palma, così come per fare i vassoietti per le cerimonie giornaliere e tante altre cose? Incivile è il popolo che le impalcature le fa con il bamboo? Così come anche molte case? Incivili sono le persone che fin da bambini sono addestrati a trovare il loro equilibrio fisico, oltre che mentale se si possa in qualsivoglia modo scindere, e ti trasportano per km oggetti pesantissimi sulla testa in perfetto equilibrio, sorridendo ai passanti? Oppure quegli scooter che su hanno una piccola rivendita di cibo, frutta, succhi e bevande al completo e si piazza davanti alle scuole per la merenda?
E' veramente così incivile un popolo che appena incroci lo sguardo di qualcuno sorride e dice "Hello!"?

No, non è tutto oro quello che luccica. Bali, come tutti i posti passati da essere piccoli mondi dimenticati a boom turistici non ha fatto a tempo ad evolvere con la dovuta maturità.
Uno dei principali problemi di Bali, è l'inquinamento.
Non in tutta l'isola, soprattutto nelle zone più frequentate i rifiuti sono tantissimi. Perché questo Balinese, che poco fa ho descritto in totale armonia con la natura che lo circonda, non entra nella logica di non inquinare?
Non sa quello che sta facendo.
Prima di essere presa di mira, Bali era un'isola quasi autogestita. Quando l'Indonesia fu colonizzata dagli Olandesi, qui i coloni alzarono le mani. Perché i Balinesi, quegli esserini a risparmio energetico e con il sorriso automatico, sanno essere dei gran combattenti, altroché le schiappe Javanesi tutta fuffa (concedetemi lo scherzo antropologico: non è assolutamente così semplice anzi invito tutti voi a clickare proprio su Wikipedia a leggere un po' di storia dell'Indonesia, vi assicuro che è alquanto accattivante e sicuramente meglio di un libro di Fabio Volo) Quindi, quando in una società rurale dai bassi consumi ed infimi sprechi, c'è qualcosa da buttare, sicuramente sono erbacce, noci di cocco, legnetti, foglie insomma tutta roba biodegradabile. Sia che la bruci sia che la butti, la terra farà il suo mestiere.
Quando queste persone cominciano ad avere a che fare con plastica e derivati, comincia il disastro.

Un'altra questione controversa per chi ha avuto modo di trascorrere del tempo sull'isola, è il proverbiale sorriso Balinese sempre presente.
La frase che più si sente è: "Con tutto quello che sganciamo, figurati se non ti sorridono! Non è poi così sincero".
Fermiamoci un momento a vedere la questione da un altro punto di vista: è vero. Per la maggioranza dei locali tu sei un cliente, un cliente molto benestante nonostante tutto ti appaia gratis.
Ogni mattina il mio padrone di casa, mi incontra sulla porta, mi da il buongiorno con un sorriso enorme e poi mi chiede: "Posso pulirle la stanza?"
Quando io sorridente e con un po' di senso di colpa dico: prego, lui ringrazia e va a prendere tutto il necessario.
Quel Grazie, è un grazie sincero. Anche se ho pagato forse più di quanto lui potesse ambire, quando ringrazia lo fa con gli occhi. Non ringrazia me, ringrazia gli dei,  forse perché gli hanno mandato me ad affittare la sua casina in bassissima stagione, appena l'ha finita. Forse semplicemente per fede.
Anche in occidente ho sempre pagato per i servizi. Non ho mai avuto nulla gratuitamente come nessuno di noi.
E' forse più sincero il Grazie di un occidentale?

Sincerità: la parola più stuprata ai giorni nostri. Quasi tutti sostengono di bramarla e di offrirla quasi nessuno però ne conosce la forma o ne è in grado di sostenerne il peso.

La sincerità è sporca, non si agghinda non si imbelletta. E' quello che è.

Il sorriso balinese è un sorriso sincero e il loro atteggiamento è dettato da una forza brutale chiamata Sopravvivenza. Una parola talmente amara che ognuno dovrebbe masticarla centinaia di volte prima di avere la dignità di applicarla a se stesso, perché chi conosce questa lotta non la usa e chi la usa non ha idea di cosa sia.

Gratitudine. Ecco una parola dimenticata nel nostro dizionario. Passiamo la nostra vita a tuonare richieste come bambini viziati e non sappiamo più essere grati.

Oggi sono grata di questo the, costato circa un euro e cinquanta. Con questa vista.
Sono grata perché faccio parte  di quella fetta di popolazione che si è potuta permettere un intercontinentale, si può permettere tutto il cibo necessario ad ingrassare e perfino di iper pagare la frutta ad una contadina fuori città, di fronte ad un vulcano, che ha in tutto due bambini ed un cane messo maluccio e con quello che le ho dato, qualche pasto se lo sono assicurato anche in bassissima stagione.
Sono grata di poter lavorare in questo ufficio con le scimmie che si azzuffano sotto il tetto. Grata di essere io. Grata di non aver più paura di arrivare a fine mese e di avere tutto il tempo per i miei progetti più per studiarne qualcuno di nuovo.

E con questo vado a cena, Grata e felice di essere io, qui, di non aver abbassato la testa alle regole, di avere storie da raccontare e di svegliarmi ogni mattina convinta di essere ancora nel posto dove dovevo essere per attraversare quell'arduo processo chiamato "crescita".

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