Mi chiamo Carlotta,
ho trentun anni e da quasi due settimane ho preso un backpack con venti chili
circa e ho lasciato l'occidente intenzionata a non tornarci prima della
primavera.Prima di cominciare
a sputare sentenze e ad avere un parere come si è soliti fare in nella parte di
mondo in cui buona parte di voi ancora si trova, catalogandomi nella lunga lista dei figli di
papà che non avendo di meglio da fare parte alla ricerca della propria identità
interiore, vi invito a sorprendere voi stessi e a leggere, questo primo
articolo, fino alla fine. So che è un po' lungo e a volte un po' lento, ma un
cambio di vita come questo non era facilmente descrivibile in poche righe, i
prossimi saranno sicuramente più facilmente digeribili.
Quando io, e il mio
compagno di viaggio, sia geografico che professionale, abbiamo annunciato che
saremmo partiti per un periodo di almeno sei mesi con destinazione Asia la
maggior parte della gente ci ha guardato come se fossimo pazzi. Abbiamo
addirittura sentito la frase: "A Bali per sei mesi? Questi hanno vinto la
lotteria!". Mi sarebbe piaciuto rispondere: "Mia cara signora, se
avessi vinto la lotteria forse sarei rimasta in Italia! O forse no. Ma il
concetto che "viaggiare" sia dannatamente dispendioso è spacciato da
realtà che hanno reso del viaggio, un business. In realtà girare il mondo, è
alla portata di quasi tutti. Ovviamente, con la giusta predisposizione ad
adattarsi e sapendo rinunciare a tutti i gadget che da occidentali medi non ci
facciamo mancare."
Alla frase:
"Come sei coraggiosa!" che ho sentito negli ultimi mesi più e più
volte ho sempre risposto:
"Non sono
coraggiosa. Sono onesta. Mi sono messa davanti allo specchio e ho preso
coscienza di quali erano le mie priorità. Non mi interessava nonostante i
trent'anni suonati accumulare beni e conti corrente. Non mi interessava una
casa di mattoni che comunque finita questa vita non mi porterei dietro e gli
affitti vanno benissimo. "
Vedete, il bello di avere trent'anni, tre pagine di un variegatissimo Curriculum Vitae diviso in due stati, quattro lingue parlate e scritte e svariati disastri nucleari nella propria vita sentimentale ti donano una qualità rarissima: si chiama consapevolezza ed è quella bussolina che ti permette di mettere una puntina sulla mappa della vita e ti fa vedere a caratteri cubitali "TU SEI QUI". Un marker rosso grande grande che viene seguito da un diffusissimo WOW!
Raggiunto questo
livello, non sei certo arrivato a meta. Sei però sulla buona strada per il
prossimo step: L'onestà intellettuale (Ed attenzione che qui il gioco si fa
duro) . Un giorno di qualche vita fa in una lingua che non sto parlando ne'
scrivendo, qualcuno mi disse: "Lo sai, Carlotta , cosa vuol dire crescere?
Non significa ingrassare, ne' diventare più alti. Non ha a che fare con le
rughe che appaiono e nemmeno con il fisico che decade. Crescere significa
uccidere il moccioso piagnucolante che è sempre pronto a dare la colpa a
qualcun altro. Ai genitori, alla vita, al caso, al destino, allo stato, al
capo, ai fratelli, al vicino, al marito/alla moglie, ai figli. La persona
matura è quella che SA di essere consapevole del proprio destino, lo accetta e
se non è felice nella propria condizione fa di tutto per cambiarla. Non attende l'occasione d'oro. La telefonata
del conoscente. La benevolenza dei genitori. Si rimbocca le maniche, come un
ariete butta giù tutti i muri che trova. Fino a raggiungere quello che per lui,
è la felicità."
Ora quanti di voi
possono dire di essersi svegliati questa mattina, aver fatto una colazione
abbondante con tutto il tempo necessario ed essere partito per andare al lavoro
sorridente e grato?
Vi assicuro che
almeno una persona c'è e vi sta parlando proprio ora.
Ci sono stati molti
punti di svolta nella mia vita, come nella vita di chiunque. Ma quello che mi
ha portata a pasteggiare immersa nelle verdi lussureggianti risaie di Ubud
oggi, è stato a febbraio 2014, quando in seguito all'ennesima staccionata
saltata male ho deciso di cambiare percorso.
Ero stanca ma non
tanto di un sistema instabile. Instabile nella mia lingua mentale è più vicino
a "flessibile" ed "in evoluzione" che alla parola
"pericoloso". Ero stanca della miseria intorno a me. Esausta di
salutare le persone e di vedere quella smorfia imbronciata dire "Si tira
avanti, dai…". Peggio ancora, assistere alla superbia inaudita di chi, con
una macchina sotto le chiappe, un cellulare in tasca, il pacchetto di sigarette
pieno, la credenza e il frigo stipati, la casa riscaldata e un armadio
straripante, mentre sorseggia un drink ti guarda e ti descrive per ore quanto
la vita sia dura con lei, la sua lotta con la sopravvivenza, il suo tortuoso
percorso.
Non erano le cose a
ferirmi. Era la mancanza di gratitudine, che era entrata a far parte del mio
DNA nei mie sette anni in Grecia. Quando vivi un popolo che nel bene o nel male
ringrazia Dio come intercalare ogni cosa che succede, dalla macchina che va in
moto alla tredicesima che entra anche con qualche settimana di ritardo non può
che contagiarti e farti realizzare come già solo il fatto di essere nata in una
parte di mondo dove si può essere quello che si vuole è la benedizione più alta
che si possa ricevere.
A ferirmi era
l'eterna ipocrisia di tutta questa gente impegnata a coltivare il proprio
orticello per cui "vai di moda" solo se ha qualcosa da guadagnare da
te. Dove i le relazioni interpersonali sono un fast food sentimentale, dove
arrivi ti abbuffi e te ne vai senza nemmeno curarti di buttare via
l'immondizia.
Quando mi sono
trovata vittima come tanti del sistema della "crisi" che licenzia senza alcun preavviso che tanto di
offerta ce n'è tanta, avendo già vissuto la crisi quella vera, quella della
Grecia dove la gente che aveva il frigo vuoto sorrideva ancora e non circolava
con telefoni d'ultimissima generazione o si sparava settimane in villaggio, ho
deciso che non volevo stare a quel gioco malato e che mi sarei costruita una
vita d'uscita.
Invece di accettare
altre allettanti proposte di lavoro, ho deciso di investire in qualcosa di mio.
Così è nata Knit Ads& Communication.
Una piccola, per
scelta, agenzia di Marketing e comunicazione, che ha come principio di base la
cooperazione. Volendo dimostrare alle persone che crisi significa opportunità.
Che la paura va vinta e che la tempesta si
può affrontare e la soluzione non è chiudersi a guscio nella propria comfort
zone ma rischiare, come abbiamo fatto noi.
Ci siamo rimessi sui
libri, studiando materie che non ci appartenevano propriamente e siamo fieri di
poter affermare di aver realizzato una realtà unica nel suo genere. Non ci
interessa il "fast cash". Non abbiamo pacchetti ma studiamo soluzioni
su misura per la realtà con cui veniamo in contatto. Ci siamo permessi il lusso
di sceglierci i clienti perché guadagnare senza criterio ci avrebbe comunque
omologato a tutti gli altri. Abbiamo scelto di seguire realtà creative ed in
evoluzione.
Dopo i primi
progetti abbiamo iniziato a percepire una "stabilizzazione".
Cercavamo idee, ma non è semplice andare a caccia di nuove idee in un piccolo
mondo antico. Ed inoltre, c'era sempre quello specchio.
Quello a cui una
volta davanti si è posta la domanda da un milione di dollari: ma io cosa voglio
dalla vita?
La risposta è uscita
sorridendo: Non ne ho la più pallida idea!
Però so cosa non
voglio.
Non voglio più
essere un automa che trascorre la propria vita alla ricerca dell'infelicità.
Non voglio più accumulare cose che riempiano buchi lasciati da affetti di
facciata. Non voglio più indossare marchi che dicano chi sono, perché trovo il
mio essere speciale nella mia individualità non nell'appartenere ad un gruppo.
Non voglio più svegliarmi la mattina chiedendomi: che ci faccio ancora qui? Non
voglio più lavoro che mi carichi di stress e che i miei momenti felici siano
scanditi da ferie e Weekends. Passerò otto ore al giorno, cinque o sei giorni
su sette per la maggior parte della mia vita lavorando, voglio che almeno non
sia tempo rimpianto. Non voglio invecchiare prima di vedere il mondo e salire
su di un aereo piena di paure e di pregiudizi. Non voglio più rispondere alle
persone che va bene solo per circostanza.
Non voglio più il nuovo Iphone fino a che il mio continuerà ad andare
anche se me lo propongono a 30 euro al mese. Non voglio una macchina. Non
voglio nuovi vestiti.
Così ci sono voluti
sei mesi, Knit Ads & Com è decollato e finalmente, è arrivata la risposta
alla richiesta cosmica di un calderone di idee in cui tuffarsi a capofitto. Si
chiama Hubud ed è collocato in quel piccolo paradiso terrestre chiamato Bali.
Ma che cos'è questa struttura di Bamboo immersa nelle risaie che ha all'attivo
ben 250 membri da tutto il mondo? Hubud è l'isola che non c'è per tutti quelli
che come noi cercano i propri simili. Gente con cui condividere le proprie
idee, da fermare in cortile e a cui chiedere un parere. Un posto dove dire:
sono qui per imparare. Insegnatemi tutto quello che sapete.
Un mondo magico dove
la creatività è libera di essere e nulla la ostacola. Anche perché, qui il life
style ti impedisce di curarti di qualsiasi altra cosa. Se prima dovevo dividermi fra: Lavoro,
Casa, Hobbies, Lavatrici, Produzione di Cibo, etc. Qui nulla è un dovere tutto
è un optional. Soprattutto per chi come noi, vive qui con "stipendi
occidentali".
Ma dedicherò diversi
post alla vita sull'isola mostrandone i pro e i contro con tutta l'onestà e la
trasparenza che mi ha sempre contraddistinto.
Un'altra scelta c'è.
Un'altra strada.
In questo blog
verranno raccontate molte storie, di gente che ha scelto una strada
"diversa". Senza essere milionari.
Basta avere
gratitudine ed essere consapevoli di appartenere alla bassissima percentuale di
persone realmente ricche. Perché se stai leggendo quest'articolo, probabilmente
dal tuo comodo divano nel tuo riscaldato appartamento dal tuo pc, o Mac o
smartphone allora smetti di autocommiserarti, prendi in mano la tua vita. Tu ne
sei l'artefice nessun altro.
Guardati allo
specchio e chiediti: per cosa sono disposto a combattere con tutto me stesso?
Per cosa sono capace di sentirmi dare del folle e tuttavia sorridere? Ma
soprattutto: quando è stata l'ultima volta che ho fatto qualcosa per la prima
volta?
Ed è così che
comincia la ricerca della felicità.
" Poi la strada
la trovi da te che porta all'isola che non c'è".
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