Tre
mesi in Asia e ti senti cambiata, forse migliore.
Hai
ancora le crisi da "bonifico in ritardo" che ti mettono in stand by
per settimane, ma provi ad affrontarle con maggiore serenità e a smaltirle più
in fretta. Magari aiutandoti con qualche lezione di yoga. Hai smaltito i kg del
mondo dell'abbondanza, dove mangiare non era più una necessità ed evitare le
sembianze di un parallelepipedo era una delle fatiche di Ercole. Hai imparato
ad affrontare gli inconvenienti della "simple life" come le colonie
di formiche che ti invadono la cucina, i gecki che la notte ti sbraitano
sulla testa o perdere un treno perché hai sottovalutato le tempistiche.
E
poi arriva una domenica come tante, dove per cambiare un po' aria, salti sullo
scooter alla ricerca di mondi diversi e tutte le tue certezze vengono spazzate
via.
Si
chiama Uluwatu, si trova all'estremo sud dell'isola ed è un complesso di
barettini, bettole e negozietti graziosamente arroccato sulle rocce e le grotte
che portano in uno dei piccoli paradisi Balinesi. Non è una di quelle spiagge
alla Rimini, dove vieni viziata e coccolata, ma una selvaggia piccolissima
lingua di sabbia grossolana color oro, riparata da grotte porose che ti
sgocciolano sulla testa. Ed è li che il tuo ego si prepara ad essere ribassato
e le tue crisi esistenziali si impenneranno.
A
parte qualche turista capitato per caso, che come te è in contemplazione come
ad un Safari in Kenya, le criniere ondeggianti riflesse sull'oceano indiano
sono quelle di un Ken dotato di sistema circolatorio e sessuale. Surfisti.
Fichi.
Che
il Surf sia una di quelle attività che ti renda un manzo da copertina oppure
una gnocca dagli addominali scolpiti ed i glutei degni di un bronzo di Riace,
s'era capito prima delle mie dis-avventure sulla tavola. Infondo se Kiedis si
mantiene così nonostante la sua vita da rockarolla alle soglie dei cinquanta
mentre tu al primo Asana che richiede qualche muscoletto in più tremi peggio
delle mani di un malato di Parkinson, un motivo ci sarà.
Dopo
aver sperimentato sulla mia pelle ed in ogni singolo strato della mia adipe il
surf, versione for dummies, posso assicurare che il giorno dopo sembravo
Forrest Gump nella preadolescenza.
Il
surf è innanzitutto equilibrio, dicono.
Sticazzi,
dico io!
Una
che fa Yoga, ha anni di contact alle spalle e diverse coreografie se la
dovrebbe cavare bene. Invece no! Perché purtroppo non è che ti metti in piedi
sulla tavola e trainato da una forza invisibile come un postmoderno Cristo
Australiano volteggi sulle onde in cerca di quella adatta.
Non
sia mai.
Ti
devi stendere su quella maledetta tavola, nuotare fino ad arrivare al punto in
cui le onde sono "il giusto" per essere affrontate (non so voi ma
nemmeno nelle lezioni più hard core di Hatha avevo percepito lo
sternocleidomastoideo!) a quel punto devi guardare verso l'orizzonte (maledette
tavole senza specchietto!) e quando "senti" che arriva quella giusta
a quel con uno scatto felino (tranne me che sembro un chihuahua isterico
sbracciante in una pozzanghera.) ti volti ed HOP leva sulle braccia (nel mio
caso di gelatina) colpo di addominali (vedi cap. braccia) e sei in piedi!
Si
direi che a suon di parentesi ho reso l'idea. Aggiungete svariate escoriazioni
per tutte le volte che si crasha a riva peggio del 4s e ci siamo.
Invece
loro no, loro sono degli angeli, che ondeggiano su onde importanti e le
cavalcano con glorioso orgoglio!
Come
fanno queste creature del cielo, così rare, ad essere fra i pochi eletti in
grado di sfidare temerariamente gli oceani, scofanarsi burger come se fossero
patatine con patatine ovviamente, dissetarsi a suon di birra eppure con il
sorriso sulle labbra imburrate attraversare queste onde mentre tu a stomaco
pieno trovi difficoltà a passare da un divano all'altro?
Dedizione
è la parole chiave che descrive
dettagliatamente questo nodo di muscoli e sorrisi Aquafresh. Non ho ancora
incontrato un fisico quantistico, un ingegnere nucleare e men che meno un
programmatore che sfidano le onde con destrezza e nelle loro pause ti
raccontano la loro carriera nella NASA. La tavola è un'amante gelosa e richiede
gran parte della tua giornata, per svegliare addominali, braccia, gambe e
glutei, lavorare sul baricentro, ottenere la giusta agilità ed entrare in
connessione con le onde percependo quella giusta. I muscoli richiedono tempo ed
esercizio, il SF nonostante le sue mille doti non dispone se non di giornate di
24h come tutti i gelatinosi comuni mortali, ed ovviamente incastrare il tutto
con l'amore per il codice HTML o la rivoluzione russa risulta un ossimoro.
Forse
è per questo che il Surfista Fico, che verrà definito d'ora in poi SF per
comodità (o pigrizia, ma chi sto prendendo in giro, io sono brava a mangiare
patatine davanti all'ennesima replica del mio PC dei Monty Pythons!) è
strutturalmente incompatibile con la maggior parte dei modelli di Femmina che
circolano indisturbati.Tutte abbiamo una tartaruga in collezione, di cui
vantarci con le amiche e di cui custodiamo gelosamente la foto per le
chiacchiere deprimenti dei periodi di magra con altre affamate come te. E'
esotico, come il bastone della pioggia che hai comprato in quella sagra e non
sai che minchia fartene se non spolverarlo. Così come ogni maschio che non sia
la versione italica di Quasimodo ha una Barbie da sbandierare agli amici il
venerdì sera in birreria, con scheda illustrativa e servizio fotografico già
impaginato da Facebook.
Quello
che non si dice, di solito, è che tutti i SF e le Barbie sono i così detti
modelli "virus intestinale". Durano non più di 24-48 ore, passata la
fase acuta si torna lentamente alla realtà e si comincia a trovare questi
modelli da prima pagina dei migliori magazine da aeroporto dannatamente noiosi.
Non avrai facilmente la possibilità di discutere con loro della questione
cipriota (si effettivamente, un interlocutore competente a riguardo è raro
anche nel mondo dei modelli imperfetti. Tranne a Cipro!), non capiranno le tue
citazioni di Woody Allen, se li porti ad una mostra di Pollock sosterranno che
loro avrebbero imbiancato meglio e i Reality Show sono il loro concetto di
cultura generale ed attualità. In men che non si dica capirai di avere davanti
un perfetto involucro dalla sostanza incompatibile a te, omuncolo o femminuccia
del mondo comune e noioso.
Che
poi diciamocelo, mica è colpa loro! La
bellezza è l'unica dote che non dev'essere dimostrata. Il tuo acume non è altro
che il metodo che hai per non estinguerti nel mondo della selezione naturale,
la tua ironia la tua arma speciale per attirare individui del sesso desiderato
senza basarti sul primo sguardo e il tuo stile fra l'Hipster e il Boho Chic il
tuo modo di riciclarti nel mercato per non restare sugli scaffali.
Ed
è per questo che il SF e la Barbie sono la coppia perfetta! Nel loro ambiente
anglosassone saranno sicuramente stati il re e la regina del ballo di fine
anno. Sono belli, sorridenti, invidiati e straordinariamente felici.
Questo
è il punto che mi causa genuina e sana invidia per queste categorie.
Non
una tartaruga su cui ci posso grattare il cacio da mettere nella carbonara. Non
le tette che sfidano la gravità mentre le tue sfidano la prova matita con il
sei giusto per bocciare, ma rimando a settembre. Non il culetto a mandolino
senza un filo di cellulite( ok, io donna agrume ammetto che un po' si, quello
lo invidio.).
La
loro innata e perpetua spensieratezza.
I
SF e le Barbie sono i Peter Pan dell'epoca contemporanea. Nessuno di loro sta
appiattendo il loro epico fondoschiena su di una seggiola partorendo
funamboliche sinapsi a riguardo. Probabilmente sono ancora in spiaggia, a farsi
baciare dal sole o dall'oggetto del proprio affetto, a sfidare le onde o i
carboidrati, a prepararsi per il prossimo pool party anche se alla fine sono
gli unici che con un solo costume addosso fanno una figura perfetta.
Loro
sono l'immagine della radiante serenità, che predichino pure le miei insegnanti
di Yoga occidentali, dietro il loro apparente amore universale credo si
nasconda la stessa faina isterica che possiede ogni donna in quei giorni del
mese. E fanculo allo zen.
No,
loro sono felici davvero.
Hanno
imparato ad attingere al vero succo della vita e si ciucciano tutto il nettare
senza preoccuparsi del domani. Godono di ogni singolo minuto, ora o giornata,
consapevoli che le prossime saranno forse anche migliori.
Spesso
non sono di famiglia ricca e vivono in alloggi spartani, progettati per farci
stare a malapena la loro tavola e le loro chiappe nel lettino modello super
base, non hanno quasi mai acqua calda perché temprati dall'oceano e va bene
così.
Mentre
tornavo da Uluwatu rigorosamente in scooter, seguendo gli usi e costumi locali,
con lo sguardo perso fra le palme e le risaie, mi chiedevo: ma come invecchiano
i surfisti?
Credo
che i surfisti non invecchino mai. Così come credo che nessuno invecchi quando
il presente è migliore di qualsiasi aspettativa. Credo che la vita sia troppo
breve per aspettare la pensione per fare quello che ci piace, qualsiasi cosa
sia. Credo che l'unico debito in questa vita lo abbiamo nei confronti di chi fa
parte del nostro mondo e non consiste nel creare un futuro migliore ma un
presente di cui gioire. Rendere felici le persone che ci circondano e non
caricarle di negatività e di cattiverie. Lasciarle andare quando sentono il
bisogno di continuare la loro strada senza di noi. Migliorare la nostra e la
loro esistenza attraverso l'unica cosa che ci appartiene: la capacità di
rendere le loro giornate speciali.
No,
non sarò mai una surfista e anche se diventassi anoressica non sarei mai una
Barbie.
Ma
qualcosa del loro colorato mondo me lo porto dietro e continuerò a passare le
domeniche a guardarli volteggiare sulle spiagge più belle che abbia mai visto
ricordandomi che il mondo è per chi sa esserne felice.
Anche
se sarò sempre quella che si limita all'hamburger sul promontorio.
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