martedì 20 gennaio 2015

1 year time.

Si, sto facendo la scimmia ad una delle mie canzoni preferite adattandola alle mie tempistiche. Se la conosci, mi stai già simpatico/a, dovresti contattarmi per uscire a bere una cosa o prendere un caffè, nel momento in cui le nostre coordinate coincideranno.
Ho sempre odiato il mese di Gennaio, è un feeling che mi tiro addosso dalle elementari, quando era il mese delle interrogazioni, delle pagelle tragiche e conseguenti punizioni colossali. L'ansia è sempre stata la stella polare di questo mese e anche dopo la de scolarizzazione la maledizione di Gennaio mi è sempre stata addosso: a Gennaio sono sempre attanagliata da una morsa malsana di stress, ansia da prestazione, progetti inchiodati, orari allucinanti e diverse delusioni. Sarà una combutta cosmica, sfiga o auto convinzione: ho odiato gennaio in tutti gli inverni che ricordo, continuerò probabilmente a farlo per il resto del mio tempo su questo pianeta.

Tuttavia, nonostante Facebook abbia smantellato l'accadde oggi, forse per le troppe depressioni causate, quattro conti in croce e capisco come un anno fa la mia vita era veramente diversa. Anzi aveva proprio iniziato a trasformarsi ma non mi ero ancora resa conto di quanto questi cambiamenti mi avrebbero portata lontana.
Un anno fa  lavoravo ancora come dipendente, anche se per poco, e come tutti i contrattisti italiani mi facevo rodere il fegato dalla malsana idea che perdere quel lavoro sarebbe significato perdere qualcosa di
fondamentale. Avevo dimenticato per l'ennesima volta che la mia vita adulta è sempre stata costituita di svolte radicali, colpi di scena e cambiamenti apparentemente repentini ed ogni singola volta il cambiamento mi ha portato a migliorare il mio stile di vita, le mie aspettative, la mia realtà. Purtroppo appena mia appollaio un attimo in una routine dimentico che il mio motore si alimenta a novità ma per fortuna i fatti me lo ricordano al momento giusto.Per fortuna, resto il solito Peter Pan, che riesce a divertirsi anche quando c'è ben poco da ridere e le mazzate passano in fretta. Un anno fa, avevo iniziato a covare quello che oggi mi permette di vivere in una casa di paglia e legno. Era ancora un embrione ma stava lentamente diventando un'idea, che oggi ha ragione sociale e paga le tasse come tante sue sorelle italiane.
In quest'anno sono diventata una libera professionista, non una Escort, madre natura non è stata magnanima, una di quelle che ci rimette diottrie e polpastrelli, passando poi per Start Upper ed Enterpreneur.
Fa sempre figo definirsi in Inglese, ma il succo è che ho sviluppato un'agenzia che è ancora agli inizi e sono un'imprenditrice, nel senso che la maggior parte dei miei introiti viene investita nel migliorare la mia impresa. Fa meno figo ora, vero?
Ho mangiato come non mai, curandomi relativamente dei miei kg. Si ok, il cromosoma XX rende impossibile silenziare la lagna, costante e perenne, ogni volta che si incontra uno specchio o una videocamera. Ma non ho effettuato i miei proverbiali digiuni nervosi che mi portano a svuotare la quarantadue, a volte l'ho riempita un po' troppo, altre come ora calza a pennello. Tanto alla quaranta non ci arrivo se prima non mi limo le ossa del bacino.
Ho imparato che il fisico di una trentunenne gestisce un hangover peggio di quanto il governo italiano gestisce le campagne elettorali. Belli i tempi in cui caffè e aspirina erano la cura ad una notte di baldorie. Ora si deve aggiungere: un gastro protettore-riparatore, tanta acqua, vitamine e possibilmente un esorcismo. Il Karma del mio sistema peptico è una minaccia peggiore di quelle subite da mia madre prima dei colloqui con i docenti.

Ho smesso di fumare, ho ricominciato a fumare, ho smesso di fumare, diciamo che ho un rapporto intermittente con il fumo. E' stato bello dimostrarsi di poterne fare a meno, sapere che quando non ti va non lo fai e quando hai bisogno di maggiore capacità polmonare o passi la giornata nella natura non senti il bisogno di accendertene una o di comprare il pacchetto. Insomma, non hai concluso una mazza. Se non che sei diventata "tirchia" e te lo concedi solo nello stato in cui costano meno di un euro a pacchetto.
Ho conosciuto gente straordinaria. In tutti i sensi. Alcuni straordinariamente stronzi e perfidi, proprio nel senso che parlano nella speranza di far danni. Altri straordinariamente speciali. Ho trovato il modo di scrollarmi di dosso la responsabilità della cattiveria altrui e di accettare l'affetto incondizionato delle persone che te ne danno senza un perché.
Ho accettato di essere un impiastro sentimentale, un'anafettiva e spesso una pianta grassa spinosa piena di sarcasmo e cinismo. Un ammasso di cocci, polvere e bile. Ma ho anche scoperto che nulla irrita più le persone mediocri della tua felicità, cosa che comporta un doppio guadagno dato che anche il soggetto vive meglio, così per la maggior parte di quest'anno ho passato più giorni a ridere che a corrucciare la fronte. Se devono venirmi delle rughe, almeno siano quelle che piacciono a me!
Ho scoperto che non esiste l'ascensore per il successo, bisogna prendere le scale. Ma ogni gradino, anche quelli più ostici, qualche ricompensa la nasconde.
Ho scoperto che esiste più arte in un popolo che non ha la parola arte nel dizionario di quanta sia concentrata al Louvre, che le parole dovrebbero essere limitate per non perdere di importanza e che pensare positivo non influenza gli eventi, ma ti aiuta per lo meno ad affrontarli con meno paura.
Ho avuto due campanelli a ricordarmi la fragilità e l'imprevedibilità della durata della nostra permanenza terrena. Ma ho anche visto che quando si scava un solco nell'anima delle persone si vive per sempre.
Ho preso poi perso e poi non so più sempre quei cinque chili. E sono sopravvissuta ad entrambe le situazioni.
Ho guadagnato meno di quando guadagnavo da dipendente in alcuni mesi, più del doppio in altri,  ma ho guadagnato la totale gestione del mio tempo. E l'ho speso facendo le cose che più mi piace fare, anche se a volte significa rinchiudersi nel mio ufficio di bamboo oltre le otto ore canoniche e dimenticarsi di pranzare.
Un anno dopo ripeterei ogni singolo passo che mi ha portata qui, sperando che fra un anno, il mio gennaio sarà più rilassato, anche se l'ansia causata da questo mese è oramai per me una certezza.
Ho riso fino al malditesta ed ho pianto fino ad ottenere lo stesso risultato, non ho fatto economia di sentimenti nonostante tutto urlasse di parcheggiarmi in un porto sicuro in attesa che le ferite guariscano spontaneamente. Il problema è che spontaneamente, nulla avviene a questo mondo e solo il giorno che lo ammetterai prenderai  in mano la situazione. 



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