lunedì 2 marzo 2015

Home.

Sono stata una viaggiatrice per la quasi totalità della mia vita adulta. Mi sono spinta fin da giovane prima oltre i miei confini regionali, poi in un altro stato ed ora in un altro continente.
Ogni volta che ho scelto un angolo comodo di mondo per le mie necessità del momento non ho mai necessitato di molti pilastri per sentirmi a casa.
Casa per me sono sempre state le quattro mura che mi hanno ospitato e dato un senso di sicurezza e protezione. Un nido dove riposare dopo lunghi turni di lavoro. Dove consumare i miei pasti nella totale tranquillità senza paura di macchiare i vestiti, una delle mie doti più note.
Un posto dove riconoscermi nel volto di qualcuno che mi fa un caffè o mi prepara un sandwich. Un vicino che mi saluta quando rientra a casa.
Nella mia vita non ho mai avuto molte certezze, anzi ho sempre sospettato che le certezze siano una sorta di cancro che tendono a zavorrarci facendoci deglutire bocconi amari insensati al fine ultimo della nostra esistenza. Questo mio approccio del tutto personale alla ricerca della mia comfort zone mi ha portato a costruirne una mentale, che mi porto a spasso insieme al mio PC e quei pochi oggetti importanti per il mio lavoro e per la mia memoria storica. Ci ho ragionato e filosofeggiato a sufficienza per stabilire che le mie radici sono talmente profonde che spesso ciò che accade in superficie è effimero e passaggero.
Tuttavia la mia vita guardando un altro oceano, mi ha portato più volte a mettere in discussione i pochi punti che credevo di aver già chiarito nel corso degli anni, ed oggi è bastato un incontro ad una lezione di Yoga per riempire la testa di domande, alle quali probabilmente non troverò altro che una risposta variabile nel tempo.
Dopo una lunga sessione di Pranala, ho incontrato una signora Italiana. Il volto di una persona che ha scavalcato il mezzo secolo, il fisico di chi ha combattuto molte guerre, gli occhi di chi ha scattato diversi volti. Una di quelle persone che parlano senza bisogno di parole. Un fascio di nervi e muscoli in una figura minuta, che senza una logica connessione, mi ha portato alla mente i cercatori d'oro.
Quattro chiacchiere informali davanti alla boccia d'acqua in uscita dalla sala eppure è bastata la domanda più diffusa da queste parti "Quando rientri a casa" e boom! arriva la locuzione pronta ad attivare le sinapsi ed a mettere in dubbio le piccole certezze odierne.
"Resto fino a fine Maggio, ma poi non so. Ora che non ho più nessuno al mondo, non ha molto senso tornare per forza. Posso scegliermi la meta."
Improvvisamente mi sono resa conto che il mio viaggiare, muovermi, scoprire altri mondi è sempre stato una scelta. Anche nei suoi momenti più dolorosi, quando mi sentivo sola, non lo sono mai stata veramente.
Al chè mi chiedo: ma se è vero che casa è dov'è il cuore, dove risiedono le persone che non hanno più nessuno al mondo?
Come si trova la felicità o la serenità quando sappiamo che l'unica persona che ci starà vicino fino alla fine, siamo noi?
Com'è realmente la vita quando la si affronta da soli? Che poi, si è veramente soli quando si perdono contatti di "sangue" che ci sono stati dati geneticamente oppure non si è soli mai, in un mondo di sette miliardi di individui?
Questo pensiero ha sbaragliato i pensieri di delusione nei confronti dell'umanità con i quali mi ero trovata ultimamente a confrontarmi spesso nelle ultime settimane. Passeggiando fra l'attualità, la fantapolitica e i cortili virtuali di gente transitata per la mia vita quel poco che è bastato ad escluderli dalla mia piccola ma fitta cerchia.
Improvvisamente mi sono resa conto che per quanto viaggi, per quanto esplori il mondo, casa resterà sempre quel piccolo angolo dove si trovano le persone che fanno la tua vita, rendendoti quella che sei oggi, riempiendo le tue giornate di calore ed affetto e che riescono a seguirti anche se fisicamente sono a decine di migliaia di chilometri.
Non so che cosa significhi essere soli al mondo, probabilmente non lo saprò mai.
E forse proprio per questo ringrazio di fare parte di una grande famiglia, di sangue e non. Particolare e folkloristica, dove ci si scontra e confronta. Ma che so, che comunque vada, avranno sempre una tazza di caffè pronta per me e quattro chiacchiere da condividere.
L'importante è avere qualcosa per cui ringraziare. Ed io, fortunatamente, fin troppi motivi per farlo. 

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