mercoledì 4 marzo 2015

Il mondo fuori dal nostro mondo. Perchè smettere di sentirci superiori, può aiutarci a vivere meglio.

Mancano pochi giorni e mi addentrerò nel cuore del paese islamico più grande al mondo. Un Islam moderato, che basa la sua esistenza sul rispetto dei credo altrui, pur facendo sentire la propria presenza con leggi molto distanti dall'occidente.
Vivere in una società Hindu per quattro mesi mi ha regalato il dono della comprensione della diversità, oltre la retorica. Per quanto liberalismo vendiamo nel nostro mondo dalle poche regole spesso infrante, il diverso che accettiamo è colui che ha comunque punti in comune con il nostro pensiero. Accettiamo altri occidentali, perchè per quanto possiamo percepire le loro piccole abitudini diverse dalle nostre, hanno comunque un filo che riconduce alla stessa matrice. Abbiamo però un senso di difesa sempre attivo nei confronti di coloro che provengono da un mondo che ignoriamo e la xenofobia si nasconde proprio dietro le differenze sostanziali, che spesso ci limitiamo a giudicare senza tentare di capire.
A volte sorrido, quando penso a quando meno di un anno fa, su di un treno stipato che collegava Bologna a Piacenza, c'erano ben tre posti liberi di fianco ad un Sikh, e nessuno vi si accomodò, se non a Reggio Emilia, quando due giovani Francesi salirono a bordo, guardarono increduli il gruppo che se ne stava in piedi per il tragitto mentre c'erano dei posti vuoti e senza pensare due volte, sorridendo si sedettero, senza timore di alcun raggio malefico o contaminazioni aliene. Pur non avendo mai avuto problemi a sedermi di fianco ad uno straniero visibilmente pacifico, spesso preferendoli a Mamme Italiane DOP con marmocchi sbraitanti a seguito, ora che la straniera sono io, mi sento quasi una persona migliore.
L'Italia è un piccolo mondo antico in collisione con una mondiale globalizzazione, che come un bambino delle elementari abbastanza viziato, vuole che il gioco vada secondo le sue regole e pesta i piedi iroso in attesa che Mamma intervenga in suo favore.
Perchè noi mozzarelle bianche, con i nostri vestiti di marca e scarpe costose, non siamo da temere quanto uno straniero con un turbante in testa che percorre la nostra stessa tratta su di un treno per pendolari?
Non siamo stati anche noi (leggi occidentali) a fare delle guerre "di pace", in paesi vittime delle catene dell'odio ove per pura casualità risiedono gli ultimi giacimenti petroliferi? Non ci sono forse stupri, omicidi e violenze anche all'interno delle case per bene occidentali e non è sempre stato così? Non siamo forse noi, che viviamo nello stesso quartiere da ventanni e non ci prendiamo la briga di stringere la mano al nostro vicino? Quelli che provano odio ed invidia per i successi delle persone che li attorniano? Coloro che hanno inventato Wall Street da centinaia di anni vivono in funzione del dio denaro?
Non siamo forse noi che scegliamo di non avere figli perchè vogliamo ancora un po' di tempo per goderci la vita, che poi quando arriva un bambino finisce la festa? Non sono forse le nostre catene dell'odio, ad aver soggiogato l'Africa?
Ogni tanto mi arriva la domanda: Ma tu non hai paura di vivere in uno stato musulmano? In un paese in via di sviluppo? In mezzo a focolai di malattie che nel nostro mondo sterilizzato non esistono più? Sull'anello di fuoco, fra vulcani e terremoti?
Io ho paura di tornare nel mondo dove se porti a spasso un Iphone senza custodia e pellicola protettiva sei considerato un'irresponsabile mentre si calpesta il cuore delle persone che si dice di amare senza pensarci due volte. Ho paura di un mondo dove tutti hanno paura e costruiscono anche i loro sorrisi, per sentirsi all'altezza. Mi spaventa una società dove quando sorriderò ad una persona di cui lo sguardo si incrocia al mio causerà mille pensieri, tutti sospettosi, invece di trovarlo un normale gesto di umanità.
Ho paura di rientrare sotto la bolla protettiva del mondo che mi accetta legalmente ma non umanamente. Mi terrorizza un mondo fatto di gruppi, in cui la catalogazione corrisponde a sicurezza e l'individualità è considerata negativamente. E provo sempre più disprezzo per una realtà dove si confonde l'indipendenza con la volgarità, la libertà con la svendita del proprio essere ed i sentimenti con gli ormoni.
Ho incontrato Americani, di preciso un Ingegnere Aerospaziale che ha lavorato per la Nasa, che hanno lasciato tutto perchè non si sentivano di vivere nel sistema in cui erano, ed ora fanno lavoretti salturari in baretti lungo la spiaggia.  Ho incontrato Indiani che lavoravano come sistemisti per i sistemi di comunicazione degli aeroplani, avendo raggiunto la tanto sognata America, rimettersi in viaggio in cerca dell'umanità che sentono di aver perso. Tedeschi che vivono in giro per il mondo, chiedere di non odiarli per le colonialiste politiche teutoniche e dirmi che anche nell'arrogante Germania il popolo tira la cinghia, lavora dopo la pensione perchè lo stato non ha una previdenza sociale. Inglesi lamentarsi del loro sistema d'istruzione, incensato in tutto il mondo. Ho incontrato Italiani che lottano per un'indipendenza economica e sono felici senza pasta cotta al dente e la moka in valigia rifiutando proposte che li riporterebbero a casa. Olandesi lamentarsi della corruzione del proprio paese.
Penso spesso alle mie lezioni universitarie di Antropologia, allora così lontane dal mio mondo, oggi il segreto che mi porto in tasca in ogni angolo del globo per apprezzare la diversità.
Ogni paese, ogni angolo del pianeta, è un calderone di problemi. Ospita di tutto, dalla crudeltà più illogica allo splendore del senso universale di umanità e cooperazione.
Non esiste un popolo migliore o peggiore. Non sempre c'è l'happy ending.
Ma quando parti per il mondo con il cuore e gli occhi aperti, pronti a raccogliere ogni lezione che verrà, allora capirai che questo mondo non merita di essere visto dalla TV, ma di essere vissuto a pieni polmoni. I cibi sono fatti per essere assaggiati e la musica per essere ballata.
Vivere una vita nella paura non ti preserverà dal finale ultimo che attende, in un qualche modo, ognuno di noi.
Quindi vediamo di goderci il viaggio, cercando quello di buono che ancora c'è, in questo mosaico di idee e colori che è l'umanità.
Tanto la vita è molto più grande di noi e alla fine siamo tanti piccoli battiti di ciglia negli occhi di eterne divinità, che possiamo chiamare tempo.

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