martedì 13 gennaio 2015

Singapore: la perfezione fatta città




Immaginate una metropoli fatta di sbrilluccicanti grattacieli, straordinariamente puliti ed organizzati. Visualizzatevi a passeggiare per una delle città più popolose del mondo, senza guardarvi in giro con fare furtivo. Prendere una metro di sera in un ambiente totalmente nuovo con la sicurezza con cui si passeggia in un paesino della provincia italiana.  Immergetevi in un'utopica realtà, nella quale passeggerete fra Manager che stacchettano sulle loro Manolo di prima mattina e graziose Hindi con i loro Sari coloratissimi. Vi sentite in un clima di totale sicurezza, prelevate senza guardarvi intorno, appoggiate rilassatamente la tracolla alla sedia in un popoloso ristorante di Chinatown. Questo mondo esiste davvero ed è quella piccola puntina indipendente di Malesia nota come Singapore.  Lo so, da brave mozzarellone occidentali, collocare una città così pulita, perfetta ed ordinata in un continente che è sinonimo di pericolo, sporco e caotico è un paradosso. Purtroppo questo è quello che succede quando si è convinti di sapere senza lasciarsi il lusso di scoprire un posto, facendosi sorprendere, piacevolmente o meno. Si chiama l'arte dell'improvvisazione, dote di cui ogni viaggiatore dev'essere provvisto se vuole veramente riempire il suo taccuino di racconti colorati che vadano oltre ciò che c'è su trip advisor.
Spogliatevi di un po' di pregiudizi, mettetevi un paio di scarpe comode, portate dietro la Carta di Credito (qui potrebbe servire) e lasciatevi abbagliare dagli specchi dei grattacieli che splendono sui marciapiedi puliti in modo maniacale.
Singapore è una città stato e dopo un paio d'ore non è difficile capire il perché. In una posizione strategica dal punto di vista commerciale (avevate mai notato che le potenti città al mondo sono dei porti?) si presenta con un biglietto da visita glamour e patinato che non può che riflettere la sua semplice, laboriosa realtà. Sarà stato il passaggio dalla mia casa nella giungla alla civiltà più evoluta che mi ha dato, come primissima sensazione, quella di essere inciampata in un alveare. Con i suoi 5.400.000 abitanti da incasellare in 641 km2 ottimizzare gli spazi, per evitare l'Urban Jungle è una necessità primaria. Già dalla ricerca dell'alloggio  si cominciava a percepire questo senso di profondità verticale, una flotta di veri e propri alveari in cui il minimo spazio vitale è comunque full optional per offrire un comfort senza paragone. Alloggiare a Singapore, ti riporta a cacciare le mani in tasca come in Europa, gli hotel sono a livello occidentale sia per servizi che per prezzi, quindi se non sei schizzinoso, prenderti una cuccetta a 20 euro circa è una soluzione più che ottimale. Ti attenderà un letto pulitissimo, in quelle lussuose addirittura la flat screen TV ma la parola "stanza" è da depennare dalle proprie aspettative. Se soffri di claustrofobia, preparati a pagare come nella vecchia Europa.
Se ti scrolli di dosso un po' di pregiudizi che da brava mozzarella occidentale ti porti dietro, scoprirai che non c'è niente di più vivo, colorato e divertente di alloggiare (e cenare) in China Town!

Suvvia, sicuramente ti sei vaccinato prima di partire anche contro l'influenza spagnola, lanciati senza remore in questi fatiscenti, dai piatti di plastica senza tovaglia su tavoli da giardino, ristoranti cinesi alla ricerca del menu perfetto!  Adottate sempre il criterio d'oro del "ristorante più pieno" per maggiore qualità e non rimarrete certo delusi.

La prima regola per sopravvivere ad un ristorante in China Town è essere consapevoli che le porzioni sono più che abbondanti. Un piatto a testa è più che sufficiente, se volete anche qualche antipastino provvedete ad essere in tanti o di aver saltato il pasto precedente. Anche gli stomaci più provati possono essere messi a disagio dalle quantità fin troppo generose dei ristoranti cinesi.
La seconda regola è essere decisi e dire di no quando le cameriere passeranno, appena vedono la birra agli sgoccioli, a chiedere se ne volete un'altra. Un solo secondo di titubanza vi porterà ad un'altra poi un'altra e ancora un'altra, seguendo la tradizione dei locali che sembrano utilizzare il cibo per accompagnare l'alcool, non il contrario. Se siete di questa scuola di pensiero, mettete un'aspirina in borsa per il risveglio del giorno dopo e godetevi la serata!

Una volta fatto giorno, regalatevi del tempo per quattro passi per questa città e godetevi le sue fantastiche sfaccettature. Potete cominciare dalla rumorosa China Town con le sue variegatissime bancarelle in cui troverete le imitazioni di qualsiasi oggetto, stoffa, maglia borsa o tecnologia per poi continuare con la coloratissima Little India, dove vi perderete fra botteghette d'oro kitch e negozi di stoffe colorate il tutto accompagnato dai profumi di curry e curcuma che vi trapanano lo stomaco e la musica rigorosamente bollywoodiana a palla!
Una festa continua che non si ferma mai.
Di raccordo fra un quartiere e l'altro sarà facile vedere tempi induisti e buddhisti alternati a moschee e cattedrali. La rappresentazione architettonica perfetta di una società che ha abbattuto tutte le barriere culturali e dove l'essere umano non è catalogato in base al suo credo, colore o origine. Ma come ha fatto questa non troppo piccola città stato a creare questo clima di utopica perfezione, sotto ogni aspetto?

Nella Grecia dei Colonnelli, il mantra era: Calma, Ordine e Sicurezza. Le regole, rigorosissime, sono alla base di quest'ordine impeccabile. Appena metti piede in città, appaiono i cartelli del corrispondente delle multe da pagare per ogni singola infrazione. Ti ricompensa con una vita tranquilla, studiata e calcolata.
L'unico dubbio che mi resta, dopo essermi addentrata in questo mondo così perfetto da sembrare finto, è veramente così bella, la perfezione? 

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